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mercoledì 4 marzo 2020

Noi europei, non la Turchia, siamo causa dei nostri mali

Siamo pronti ad accusare la Turchia per i suoi ricatti, con la spinta dei profughi siriani verso la Grecia siamo di nuovo in emergenza. Ma cosa ha fatto l'Ue finora? Assente nella crisi siriana, assente in quella libica, assente nella contesa delle risorse di Cipro, ha promesso mari e monti a Erdogan senza darglieli. E adesso cosa pretendiamo?


Ora siamo tutti pronti ad imputare ad Erdogan e alla Turchia colpe e ricatti, ma siamo stati noi europei a non prendere sul serio né la Turchia, né noi stessi. Siamo seri, la politica europea è ‘sottozero’, ci siamo auto convinti di esser l’autorità morale del mondo, abbiamo abbandonato il Mediterraneo ed i suoi conflitti, ora siamo risentiti con la Turchia? Siamo noi la causa dei nostri mali e ora cerchiamo un capro espiatorio? Andiamo con ordine.
Iran, Russia e Turchia da anni hanno promosso l’iniziativa del Gruppo di Astana dal 2016 per sconfiggere l’Isis e ristabilire un processo di riforme costituzionali  e di pacificazione in Siria. L’Europa non ha mosso un dito e, per dire il vero, alcuni Paesi europei ci hanno messo impegno per far saltare a tutti i costi Assad, anche favorendo l’Isis. Da qualche settimana si susseguono scontri tra esercito siriano, russi, turchi e sacche di terroristi. L’Europa dovrebbe sostenere la ripresa degli accordi e delle collaborazioni invece…nulla. La Siria è lontana? Non lo penso, tuttavia se guardiamo alla Libia, pochi chilometri dalle coste italiane, la situazione non è per nulla cambiata. Non se ne parla, ma gli scontri proseguono e nemmeno lì l’Europa pare abbia un gran ruolo politico da giocarsi. Lunedì 2 marzo si è dimesso l’inviato dell’Onu, Ghassan Salame, per ‘stress e mancanza di sostegni reali ai suoi tentativi di pacificazione’.
È vero, la Libia è al confine, ma che dire allora della vera e propria guerra sulle risorse petrolifere dell’isola di Cipro, contese ed estratte sia dalla Turchia, sia da Cipro stessa sin dal 2018? Cipro fa parte della UE, eppure la UE ha fatto ben poco per difendere le ragioni di un suo paese membro nei confronti della Turchia. Dunque, riassumendo: in pochi anni l’Ue non ha agito né in conflitti mediterranei, né a ridosso dei suoi confini, né in difesa di un proprio Paese membro. Ha descritto bene il pericolo di nuova crisi dei migranti dai confini turchi verso Grecia e Bulgaria, un articolo di giorni orsono scritto da Gianandrea Gaiani. Sono questi i giorni in cui la minaccia di Erdogan sta diventando realtà, ma prima di accusare la Turchia, guardiamo a noi stessi e agli accordi infranti e non rispettati dall’Europa e, permettetemi, facciamoci una domanda: noi, qualunque Paese europeo, come si sarebbe comportato al posto della Turchia?
Ebbene, il 16 marzo 2016 l’Ue e la Turchia firmavano un accordo che prevedeva diversi punti: 1. viaggi senza visto per i cittadini turchi e revisione dell'Unione doganale; 2. Elargizione di 6 miliardi di euro di assistenza finanziaria al governo turco per finanziare progetti per i rifugiati siriani a fronte dell’impegno turco di trasformare sue intere regioni in ‘hot-spot’ per impedire ai migranti irregolari di recarsi in Europa. Tutti i fondi dovevano essere trasferiti entro la fine del 2018, ma finora la Turchia non ha ricevuto nemmeno la metà di tale importo. La Turchia ospita già quasi 4 milioni di migranti dalla sola Siria, più di qualsiasi altro Paese al mondo, e ha speso oltre 40 miliardi di dollari (36 miliardi di euro) per i rifugiati; 3. L'accordo Ue-Turchia includeva il riavvio del "processo di adesione ad un ritmo accelerato". Tre promesse che non sono state e forse nemmeno potevano essere mantenute. L’Europa non è stata seria.
Eppure dalla firma dell’accordo il numero di attraversamenti nel Mar Egeo era diminuto del 97% ed è ripreso solo qualche giorno fa. Viviamo giorni caldissimi, non solo per la rinnovata crisi ai confini europei, la riapertura delle frontiere turche, la ripresa dei viaggi verso l’Europa di siriani, afghani, africani etc. Il 3 e 4 febbraio ad Ankara ci sono incontri tra il capo della politica estera europea Josep Borrell, il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, il Ministro degli Esteri Turco Mevlut Cavusoglu ed il Governo di Ankara. Migliaia di migranti spingono alla frontiera turca di Pazarkule, dopo esser stati sfollati a causa degli scontri sul confine siriano, e cercano via mare di attraversare i pochi chilometri di costa con la Grecia. In questi stessi giorni, i vertici delle massime istituzioni europee (Sassoli, Michel e Von der Leyen) visitano la Grecia per rendersi conto della situazione ‘allucinante’ che quel paese sta cercando di governare a nome e per conto dell’intera Europa. Solo lunedì 2 Febbraio, erano stati 117.677 i migranti che avevano lasciato la Turchia per l’Europa. La Grecia sta agendo come può, ha inviato l’esercito a presidiare i confini, arresta i migranti irregolari che trova sul proprio territorio, ha sospeso ogni richiesta di asilo.
Al momento è il solo Presidente degli Usa Trump ad aver appoggiato la scelta del Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis di agire in difesa dei propri confini. Il Primo Ministro austriaco Kurz accusa la Turchia di ‘attaccare’ l’Europa, il nostro Salvini si dice allarmato per le immagini di una Tv turca sulle rotte per giungere in Italia ma l’Europa quale scelta ha lasciato alla Turchia? Nessuna. Coronavirus, Bilancio Pluriennale, Piano Verde, Politica economica emergenziale e Politica Estera sinora sono cinque i buchi neri che stanno facendo affondare ogni speranza di futuro europeo. La ‘banda dei visionari’ che governa l’Europa ci sta portando a fondo, nessuna persona di buon senso può immaginare che altri Paesi fuori dall’Europa, inclusa la Turchia, vogliano sacrificare i destini dei propri popoli e governi per salvarci dal suicidio. Né si può pensare di sacrificare, per la seconda volta in un decennio, la Grecia sull’altare europeo. Ieri dopo un mese di resistenza solitaria della Grecia, i responsabili delle istituzioni europee hanno dichiarato la loro solidarietà e promesso qualche soldo al Paese, un passo avanti ma insufficiente. Non c'è da stupirsi dalla raffinatezza e chiara strategia turco-ottomana, che noi stessi europei abbiamo promosso, c'è da rimanere affranti dalla tragica fine europea che stiamo vivendo con gaia e superficiale rassegnazione.Noi europei, non la Turchia, siamo causa dei nostri mali

Distratti dall'epidemia, intanto ci impongono il bavaglio dell'omofobia

Nel bel mezzo dell'emergenza da epidemia, la maggioranza giallorossa forza tempi e regolamento per approvare la proposta di legge Zan sull'omofobia. Pillon denuncia: «Fino a un anno e mezzo di carcere per chi critica l'omosessualismo o per i papà che si oppongono al gender nelle scuole. Audizioni cancellate: inaccettabile violazione della democrazia». Al via la campagna di Pro Vita & Famiglia. Ma per #restareliberi servirà una mobilitazione massiccia.

“La maggioranza giallorossa sta facendo passare il reato di omofobia mentre il Paese è distratto dal Coronavirus”. L’allarme arriva dal senatore leghista Simone Pillon (in foto) che denuncia alla Nuova BQ il comportamento della maggioranza di Governo nello scavalcare le opposizioni e nel voler arrivare il più presto possibile in aula con un progetto di legge che è “una bomba che esploderà sulla libertà di pensiero e di parola per chiunque non si piegherà al diktat omosessualista”.
La Scalfarotto fu fermata al Senato e prevedeva le stesse norme di oggi, poi nel 2018 è entrata in vigore una modifica del codice penale che ha introdotto i reati di odio razziale e li ha messi nell’articolo 604 bis e ter. La proposta Zan vuole aggiungere come motivazioni anche quelle legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, cioè la transessualità. E in questo modo l’omofobia diventerebbe a tutti gli effetti reato.
Zan era il secondo firmatario della Scalfarotto, ma a questo testo sono stati affiancati altri tre testi, uno a firma dello stesso Scalfarotto e l’altro della Boldrini.
«Dai testi emerge un quadro allucinante - dice Pillon -. Se passasse il testo unificato, avremmo da una parte l’impossibilità di esprimersi circa il gender nelle scuole perché chiunque alzasse la voce contro le drag queen di Roma e Bologna - per fare un esempio recente dalla cronaca - sarebbe immediatamente messo sotto processo per istigazione all’odio contro i transessuali e se fosse condannato sarebbe anche condannato al carcere e alla pena accessoria di svolgere lavori socialmente utili nelle associazioni degli omosessuali».
Sulla “correzione” di regime - prevista anche nella Scalfarotto - stavolta sarebbero stanziati 4 milioni di euro per i centri anti violenza dei transessuali e sempre sul versante educativo dell’imposizione culturale ci sarebbe anche l’istituzione di una Giornata contro l’omofobia e la transfobia con tanto di obbligo per le scuole di fare attività inerenti al tema.
«Ci siamo opposti come Lega e abbiamo presentato per le audizioni alcuni autorevoli esponenti della società civile». Ma, una volta presentato l’elenco, è arrivata la doccia fredda da parte di Francesca Businarolo, presidente della II Commissione Giustizia della Camera: «Dopo averci chiesto di ridurre la lista ad appena una ventina di nomi, ne hanno ascoltati appena 3 e poi hanno stralciato i restanti».
Il motivo? «Vogliono chiudere le audizioni appena iniziate per portare il testo in aula entro fine mese», prosegue il leghista.
Pillon rimarca la violazione dei più basilari principi democratici: «Quando ci sono state le audizioni sugli affidi condivisi abbiamo ascoltato 120 persone. C’è voluto il suo tempo, ma è stato fatto».
Quello delle audizioni è un passaggio fondamentale per consentire ai deputati di comprendere i contorni della vasta campagna ideologica che si sta facendo sull’omofobia. E per l’occasione Pillon aveva coinvolto una settantina tra giornalisti, psicologi, pedagogisti, psichiatri, educatori, docenti universitari, avvocati, magistrati e medici. «Si tratta di persone assolutamente autorevoli, ma la maggioranza Pd-Cinque Stelle ha deciso di silenziare tutto. Tutto questo è inaccettabile», ha rimarcato Pillon che ha ribadito come questa censura sia «un attacco liberticida, una vergognosa compressione delle regole democratiche che denota la volontà della maggioranza di governo di non voler fare i necessari approfondimenti su una legge che andrà ad impattare su alcuni dei principali diritti costituzionali come quello della libertà di educazione e di parola».
Ricordiamo che la proposta di legge prevede il carcere fino a un anno e mezzo e fino a 6000 euro di multa per chi venisse ritenuto colpevole di omofobia, reato di per sé aleatorio, da dimostrare, e non per via ideologica. Ad essere esposti sarebbero tutti: giornalisti, educatori, attivisti pro family «ma anche genitori - insiste il Senatore -: poniamo il caso di un papà che protesta con il preside della scuola di suo figlio per una iniziativa scolastica di chiaro stampo omosessualista. Ebbene, potrebbe essere denunciato dal dirigente scolastico e condannato per omofobia. Ecco perché siamo tutti esposti».
Resta ora da capire quanto la Lega sarà in grado di mobilitare gli altri partiti del Centrodestra su questa battaglia di libertà. Ma non solo. La partita contro il bavaglio di Stato nel nome dell’omosessualismo si gioca anche sulle sponde del movimentismo.
Nel 2013 la Scalfarotto fu fermata perché ampi settori del cosiddetto mondo pro family - principalmente cattolico - si mobilitarono dando sostegno ai pochi deputati e senatori del Pdl che riuscirono nell’impresa di fermare la legge liberticida. Pro Vita & Famiglia oggi sta facendo la sua parte con una massiccia campagna di denuncia, servendosi anche di una cartellonistica come sempre dirompente: «Lo sai che rischi una condanna per omotransfobia se credi che si nasca maschio e femmina e se lo insegni ai tuoi figli? Con l'emergenza coronavirus, la mancanza di letti negli ospedali, l'economia in caos, la priorità per la nostra maggioranza è una legge liberticida? No grazie, #Restiamoliberi è il nostro hashtag, #Restiamoliberi è il nostro appello contro chi vuole toglierci la libertà», hanno scritto Jacopo Coghe e Toni Brandi.Distratti dall'epidemia, intanto ci impongono il bavaglio dell'omofobia

La preghiera ai tempi del Coronavirus. Non diamogliela vinta

I credenti sono chiamati ad osservare tutte le precauzioni per evitare il contagio del Coronavirus, ma anche ad esorcizzare la paura, lo sgomento e lo smarrimento attraverso la preghiera. Tutte le preghiere vanno bene, ma quelle tratte dalla Scrittura o dalla liturgia sono più sicure e formative. Ve ne proponiamo alcune. Non diamola vinta al virus (e al Cornuto). 
Poiché i cristiani anche se non sono “del” mondo sono “nel” mondo, oggi in Italia (del Nord) i credenti sono chiamati ad osservare tutte le precauzioni per evitare il contagio del Coronavirus, ma anche ad esorcizzare la paura, lo sgomento e lo smarrimento attraverso la preghiera. A livello personale le preghiere sono tante, anonime e firmate, di semplici devoti e di santi, di Papi e di Vescovi ecc. Naturalmente vanno tutte bene, ma qui vorrei suggerire tre formule tratte dalle Scritture o dalla liturgia, forse emotivamente un po’ meno calde ma più sicure e più formative, che da qui ognuno potrà acquisire e fare proprie sullo smartphone.
Comincio dal Salmo 90 secondo la Vulgata o 91 nella Bibbia attuale. È il Salmo previsto alla Compieta (preghiera della sera) di domenica nella Liturgia delle Ore. Eccolo:
«Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido”.
Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire.
Basterà che tu apra gli occhi
e vedrai la ricompensa dei malvagi!
“Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!”.
Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora:
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.
Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.
“Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli farò vedere la mia salvezza”». Gloria al Padre...

Pur non conoscendo il Coronavirus, il Salmo parla di qualcosa che è molto simile: una peste e uno sterminio che distruggono, che vagano di giorno e di notte, pericoli reali ma impalpabili. Sembra il panico odierno, ma con una fondamentale differenza: c’è l’assicurazione che Dio ci difenderà se ci affideremo a lui. E tale affidamento è più decisivo che non le guarigioni immediate. Gesù infatti ha portato a compimento questo Salmo consegnando il suo spirito al Padre al momento della morte in croce (cf Lc 23,46). D’altra parte Gesù non ha guarito tutti i malati, ma la raccomandazione di portare la propria croce dietro di lui per avere la vera vita l’ha rivolta a «la folla insieme ai discepoli», «a tutti», a «una folla numerosa» (Mc 8,34; Lc 9,23; 14,25).
Dunque il Salmo darà la pace assicurando che Dio controlla anche il Coronavirus e ce ne libera, ma, anche se dovessimo soccombere, saremo sempre nelle sue mani.
Una seconda preghiera più breve e da ripetere spesso, potrebbe essere:
«Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di noi peccatori».
La formula è un adattamento della preghiera del pubblicano in Lc 18,13, qui al plurale e rivolta a Gesù Cristo. Naturalmente invoca la misericordia e la compassione di Gesù per fermare l’epidemia, ma il cenno a “noi peccatori” evoca la categoria delle disgrazie di questo mondo che a volte - non sempre - possono essere un castigo per la purificazione e la correzione dei peccati; evoca anche in senso più generale il fatto che il rapporto con il mondo e la natura dopo il peccato originale si è guastato e la natura non ci è più sempre e necessariamente amica (cf Gen 3,17-19) e addirittura può danneggiarci a causa della cattiveria umana - il Coronavirus è naturale o costruito? -, essa pure originata dal peccato originale. Tutto questo è placato e lenito dalla richiesta di misericordia rivolta a Gesù Cristo.
Una terza preghiera è di riferimento mariano e qui l’imbarazzo è di scegliere tra mille. Propongo la nobilissima orazione del primo formulario del comune della Beata Vergine Maria del Messale Romano in corso.
Mi permetto di citarla prima in latino perché è di una bellezza ed eleganza inarrivabili: «Concede nos famulos tuos, quaesumus, Dómine Deus, / perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, / et, gloriosa beatae Mariae semper Virginis intercessione, / a praesenti liberari tristitia, et aeterna pérfrui laetitia. / Per Christum Dominum nostrum».
In italiano suona così: «Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre la salute del corpo e dello spirito e per la gloriosa intercessione di Maria santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore».
Questa preghiera, nella sua elegante semplicità, ci aiuta ad arrivare dove in genere non arriviamo quando siamo oppressi da qualcosa di incombente e urgente come il Coronavirus.
In primo luogo ci invita a chiedere non solo la salute del corpo ma prima ancora dello spirito, in quanto la liberazione dai peccati e un buon orientamento cristiano di vita devono sempre essere richiesti insieme alla liberazione dalle malattie e dalle epidemie e ciò perché il vero ideale cristiano dell’uomo non può limitarsi alla salute del corpo; poi anche perché, come ricordato poco sopra, radicalmente è dal peccato originale che derivano molti guai della nostra condizione concreta.
In secondo luogo la preghiera non si limita alla richiesta di essere liberati dalla “tristezza presente”, ma anche di poter un giorno fruire della “letizia eterna”. In altri termini, neppure in occasione del Coronavirus, non posiamo mai pregare restando unicamente nell’orizzonte di questo mondo e di questa vita, ma siamo invitati a chiedere che la liberazione dai mali presenti si risolva con il rafforzamento di un cammino verso il paradiso. Che senso infatti avrebbe una liberazione dal Coronavirus per intercessione di Maria se poi la liberazione fosse vissuta come un riprenderci la libertà di vivere come prima e magari lontano dal Signore?
In conclusione, «tutto concorre al bene per quelli che amano Dio» (Rm 8,28) e il Coronavirus, da un male oggettivo quale è, può anche essere utilizzato - sia ben chiaro in seconda istanza - per imparare a pregare di più e a perseverare nella preghiera, secondo l’ammonimento dell’Apostolo: «siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie» (1Ts 5,16-18). Può cioè trasformarsi in una “opportunità pastorale”, non cercata ma ben vissuta. Ma se non pregano i cristiani - e in particolare i cattolici -, chi pregherà?
Tra l’altro la preghiera è importante in relazione alla rarefazione delle celebrazioni, alla chiusura delle chiese e alle domeniche senza Eucaristia: non bisogna lasciar crescere la mentalità che in fondo si può vivere lo stesso da buoni cristiani anche con delle domeniche così.
E infine non sarebbe del tutto assurda l’ipotesi - parlo di ipotesi e non di certezza - che, salve tutte le responsabilità, le cause e le consequenzialità naturali e umane, una spintarella al Coronavirus con la prospettiva di dover chiudere le chiese e limitare le celebrazioni, una spintarella, dico, ce l’abbia data anche Qualcuno che abita in un luogo molto caldo, anzi di fuoco, e che ora se la ride. Ma se da questi guai nasce una preghiera più intensa, questo Qualcuno smetterà di ridere. Non diamogliela vinta.
La preghiera ai tempi del Coronavirus. Non diamogliela vinta