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giovedì 20 gennaio 2011

I Vangeli sono veri?

I Vangeli sono veri?

Nel 2010 i cattolici superano i protestanti anche negli Stati Uniti

Nel 2010 i cattolici superano i protestanti anche negli Stati Uniti

pubblicata da Anti UAAR il giorno giovedì 20 gennaio 2011 alle ore 17.03
Il nuovo Atlante mondiale del cristianesimo ha fornito dati interessanti sulla percentuale di cristiani presenti in paesi come gli Stati Unitihttp://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=13304, tradizionalmente considerati di maggioranza protestante. "The Caterina da Siena Istitute" dimostra che mentre all'inizio e alla metà del XX secolo gli Stati Uniti d'America erano interamente protestanti, alla fine del ventesimo secolo e il quadro era diverso: il cattolicesimo stava crescendo ed è oggi la religione con il maggior numero di seguaci. Nel 1910 la situazione era questa: 65% protestante, il 22% cattolica, il 10% di indipendenti cristiani, 4% anglicani, ortodossi 1% e l'1% altri. Nel 2010 è completamente diverso: il 25% protestante, il 35% cattolico, 31% indipendenti, 1% anglicani, 3% ortodossi e 5% altri. Questi dati confermano che, dopo Brasile, Messico e Filippine, gli Stati Uniti sono lo Stato con il maggior numero di cattolici nel mondo.

Ruby-gate, la persecuzione dei pm In sei mesi 100mila intercettazioni

Roma - Almeno 100mila telefonate intercettate, 600 al giorno per sei mesi. A tanto ammonta lo "spiegamento di forze" dei magistrati di Milano per il Ruby-gate. Sono almeno 100mila le telefonate e gli sms intercettati dalla procura di Milano in meno di 6 mesi, tra giugno e dicembre 2010, nell’inchiesta sul caso Ruby: la media è di circa 600 intercettazioni al giorno. È quanto ha calcolato il settimanale Panorama in un articolo che sarà publicato sul numero in edicola da domani.
La conta Il calcolo si ricava alla somma dei numeri progressivi delle telefonate e degli sms intercettati alla trentina di soggetti che risultano sotto controllo nelle 389 pagine dell’invito a comparire inviato il 14 gennaio dalla procura di Milano a Silvio Berlusconi. Ma poiché gli ascolti hanno riguardato sicuramente anche altri soggetti, il numero complessivo delle intercettazioni seguite è certamente più elevato. Gli uomini del Servizio centrale operativo della polizia annotano, per fare alcuni esempi, quasi 27mila intercettazioni per Lele Mora, l’agente delle star; 14.500 per Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl; un migliaio abbondante per Emilio Fede, direttore del Tg4; e 6.400 per la stessa Ruby, Karima El Mahroug. Nelle sue carte, la procura dà conto anche di 28 interrogatori, e di sequestri, e d’indagini bancarie e postali, perfino di traduzioni dallo spagnolo. Si è saputo anche di alcuni pedinamenti. L’operazione Ruby si è poi conclusa con le 14 perquisizioni ordinate all’alba del 14 gennaio, che hanno coinvolto almeno 150 agenti tra equipaggi delle volanti e personale in ufficio.
I legali del premier e la competenza I legali di Berlusconi, gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini, domani faranno pervenire ai pm che si occupano del caso Ruby una nota in cui spiegheranno che la procura di Milano non è competente a indagare sulla vicenda. È ormai chiara l’intenzione del presidente del Consiglio, accusato di prostituzione minorile e concussione, di non voler rispondere all’invito a comparire dei magistrati nelle date del 22, 23 e 24 gennaio. I difensori di Berlusconi definiranno la loro strategia difensiva dopo che la giunta per le autorizzazioni della Camera si sarà espressa sull’autorizzazione a perquisire Giuseppe Spinelli, ragioniere del capo del governo che si era opposto all’ingresso delle forze dell’ordine dei suoi uffici dichiarandoli di "pertinenza politica". 

Se Ruby vale più di Yara di Giuseppe Del Giudice

Se Ruby vale più di Yara…



 di Giuseppe Del Giudice
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Il “Caso Ruby” mostra la miseria in cui è degenerato il sistema mediatico-giudiziario che condiziona il Paese da quasi vent’anni. E l’ipocrisia di chi senza averne titolo si erge a censore dell’altrui moralità. Soprattutto quando in gioco ci sono la Sicurezza e la Giustizia.
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Mettiamo in fila il “Caso Ruby” ed il “Caso Yara”. Cosa c’entra, dirà qualcuno. C’entra eccome, e non solo perchè stiamo parlando di due minorenni. C’entra perchè sono entrambi lo specchio del cortocircuito mediatico-giudiziario di cui il Paese è vittima da oltre vent’anni. La cronaca nera oramai ha occupato, giusto o sbagliato che sia, i palinsesti televisivi di qualsiasi fascia oraria ed anche le pagine dei grandi quotidiani.

C’è una parte del Paese che denuncia la morbosità degli speciali sul delitto di Avetrana o della scomparsa di Brembate. E’ solo un modo che il “Regime” utilizza per non parlare dei problemi veri del Paese, tuonano le solite anime belle e progressiste. Può essere. Ma di cosa si occupano i grandi esponenti dell’informazione illuminata da un paio di anni a questa parte? Di sottane, e nello specifico delle sottane, vere o presunte, del Premier. Questi si che sono i veri problemi del Paese. Meno male che c’è Rai3, Repubblica o Ballarò. Di cosa parlano L’Unità, Annozero, Il Secolo o Primo Piano? Del Golpe in Tunisia, dell’accordo di Mirafiori, del prezzo della benzina o della crisi economica, penserà qualcuno. Infatti.

Sono scelte editoriali. Ogni operatore dei Media ha il diritto di scegliere l’argomento di cui occuparsi. Ci sono l’audience, gli sponsor, le vendite da controllare. Ogni telespettatore e lettore sceglie di leggere ed ascoltare quello che ritiene più giusto. La De Gregorio, la Perina, la Berlinguer, passando dai vari Floris e Travaglio da sempre denunciano il “regime mediatico” che non parla dei problemi veri della gente, mentre da due anni parlano di puttanate. La loro professionalità è tutta qui.

Ma sinceramente non è questa la cosa preoccupante. Lo stesso aspetto visto dal punto di vista delle azioni giudiziarie è addirittura, secondo noi, scandaloso. Scopriamo infatti che da oltre un Mese sono impegnati per la ricerca della ragazza scomparsa a Brembate pochi agenti, i Vigili Urbani del Comune ed i volontari della Protezione Civile più qualche cittadino comune. Si è chiamato qualche pompiere ed un paio di cani per seguire qualche pista e per fare qualche ispezione. Ci sono volute settimane per ottenere pochi tracciati di pochi cellulari.

Nello stesso tempo un esercito di quasi mille tra Magistrati, Poliziotti e Carabinieri era impegnato a pedinare, intercettare e spiare una presunta amante del Premier. Migliaia le intercettazioni telefoniche. Centinaia le persone coinvolte nell’inchiesta.

Tutto ciò si chiama “Obbligatorietà dell’azione penale” oppure anche “Indipendenza della Magistratura”. Insomma, la Legge è Uguale per Tutti, dicono loro. Le alte cariche dello Stato si dichiarano turbate. Beh, lo siamo anche noi, perchè se per degli avvenimenti che turbano l’opinione pubblica si possono schierare uomini e mezzi non a seconda della gravità dell’accaduto ma a seconda dell’identità delle persone coinvolte, e soprattutto a discrezione del Magistrato di turno, c’è qualcosa che non va. E non è l’unico esempio. Se c’erano più uomini e mezzi che assediavano Arcore inseguendo le pruriginose fantasie erotico-politiche della Procura di Milano, rispetto a quanti ne sono stati utilizzati per catturare i Boss della Camorra, qualcuno dovrà spiegarci il perchè.

In uno dei titoli più vergognosi della sua storia L’Unità chiedeva di stare attenti alle proprie bambine. Siamo d’accordo. A cominciare però da una minorenne scomparsa nel nulla, magari.

Caporetto per l'opposizione.

Altra Caporetto per le Opposizioni!
Alla Camera il 14 dicembre avevano perso per 3 voti, ieri, in pieno sex-gate, hanno riperso ma con 20 voti di scarto.
Li stanno abbandonando gli stessi seguaci, hanno capito di che pasta sono fatti? meglio tardi che mai!
Mentre il Presidente della Camera manifestava ulteriormente la sua terzietà esibendosi in velenosi commenti ai microfoni delle TV di Stato, infierendo sul Premier, invitandolo a dimettersi per lo scandalo ed il danno all'immagine all'estero, a dispetto di tutto, altra batosta per lor golpisti! I
Il Governo tiene, aumenta i consensi, Berlusconi vede crescere la fiducia della gente in lui.. ma tutto questo non porta a più miti consigli la banda dei falliti o banda del golpe!
Nonostante l'aiuto dei giudici ed il fiume di fango con cui pensavano di seppellire il Premier, non ce l'hanno fatta nemmeno questa volta.
Fini poi dovrebbe astenersi, non tanto e non solo per rispetto alla Poltrona su cui siede, ma perché uno che accredita come Lady la sua convivente, ex Gaucci, dovrebbe avere il buon gusto di sorvolare sull'argomento donne!
L'ottima relazione del Guardasigilli, Angelino Alfano, ha trovato larghi consensi. Berlusconi ha saputo circondarsi di uomini giovani e di primo piano, Alfano è uno dei migliori del PdL e del Governo. Confidiamo in lui per una Riforma vera della Giustizia, quanto mai urgente, il cittadino vuol vedere punito chi sbaglia, soprattutto se danneggia una Nazione intera, come sta succedendo in questi giorni
Sveva Orlandini


da Il tempo di oggi, Paolo Zappitelli

La maggioranza regge e va avanti. Nei giorni più cupi per l'immagine di Berlusconi, il ministro della Giustizia Angelino Alfano si è presentato in aula per la relazione annuale sull'amministrazione della giustizia e ha incassato l'appoggio sia alla Camera sia al Senato. E se a palazzo Madama l'esame non era particolarmente difficile, visto che il centrodestra ha i numeri per governare abbastanza agevolmente, diversa è la situazione a Montecitorio dove invece la situazione è sempre sul filo del rasoio. Ma ieri dall'aula è arrivato un segnale importante per il governo: la relazione di Angelino Alfano è stata approvata con 20 voti di scarto. Il «pallottoliere» si è fermato a 305 per il centrodestra, i voti contrari sono stati 285, un solo deputato si è astenuto. E nell'opposizione i due deputati dell'Mpa Aurelio Misiti e Ferdinando Latteri non hanno votato seguendo le indicazioni del proprio partito. Vuol dire che anche su un tema delicato, delicatissimo come quello della giustizia, specialmente in un momento come questo, Berlusconi può contare su una maggioranza solida. Garantita non solo dal nuovo gruppo di Iniziativa Responsabile che si è formato ieri ma anche su qualche membro dell'opposizione che di volta in volta può schierarsi con il centrodestra. Oppure può «strategicamente» essere assente in aula al momento della votazione per non far cadere l'esecutivo. In modo da far salire l'asticella della maggioranza ben più su dei 3 voti di vantaggio che gli garantiscono proprio i deputati del nuovo gruppo che ieri si è formato ufficialmente.
Dei venti previsti fa parte Giampero Catone, ex Pdl poi passato in Fli e infine approdato al Misto, ma non Antonio Gaglione di «Noi Sud» che ha chiesto qualche altro giorno per decidere. Il capogruppo per il momento sarà Luciano Sardelli, anche lui di «Noi Sud» «ma – avverte Silvano Moffa – è una scelta provvisoria, nei prossimi giorni ci organizzeremo meglio, faremo le votazioni per scegliere tutte le cariche». L'apporto del nuovo gruppo sarà decisivo anche per riequilibrare il peso della maggioranza in alcune commissioni (Lavoro, Bilancio, Affari Costituzionali) dove la nascita di Futuro e Libertà ha cambiato gli equilibri. Ma Iniziativa Responsabile dovrà avere anche qualche posto al governo, visto che le poltrone da distribuire sono almeno una dozzina.
E il «rimpasto» dovrà avvenire anche abbastanza velocemente proprio per dare nuovo slancio al governo. Resta aperto il capitolo nuove adesioni. Elio Belcastro è ottimista – «siamo venti ma a breve potremo arrivare anche a 23, 24» – mentre Silvano Moffa resta più cauto: «Vedremo con il tempo, il nostro è un work in progress». Di sicuro la situazione incandescente dell'inchiesta di Milano non gioca a favore di possibili «migrazioni» dall'opposizione alla maggioranza. Ma se il centrodestra in aula dimostrerà di «reggere» bene al momento della votazione qualche altro deputato potrebbe essere invogliato ad approdare nei Responsabili

Il Ministro Alfano, universalmente stimato,coerente e fedele al Premier, ha visto la sua relazione approvata da una larga maggioranza anche ieri, nonostante il fermento dell'opposizione!

sabato 8 gennaio 2011

Nicolas Zucchi (1586-1670)

Nicolas Zucchi was born in Parma, Italy on December 6, 1586 to an aristocratic family. One of eight children, he was raised to join the Church and studied rhetoric in Piacenza and theology in Parma at Jesuit colleges. He entered the Jesuit order in 1602 and remained in the order throughout his entire life. The early years of his career were spent teaching mathematics, rhetoric, and theology at Jesuit colleges in Rome and Ravenna. Later he served as the apostolic preacher, a dignitary office instated in 1555 that is often commonly referred to as “preacher to the pope.” He also was an official of the Jesuit house in Rome and appears to have received patronage from a number of different individuals, to some of whom he dedicated various scientific works.
Zucchi’s interest in astronomy was reportedly encouraged by Johannes Kepler, whom he met when he visited the court of Emperor Ferdinand II as part of a retinue on an emissary mission of the pope. The pair maintained correspondence with one another after Zucchi returned to Rome. However, Zucchi was apparently intrigued by astronomy long before he met Kepler, having designed one of, if not the, earliest reflecting telescope in 1616. Though the practicality of the primitive instrument was poor (his design did not provide a way to keep the head of the user from intercepting most of the rays which are needed to form the focal image), by many accounts he was able to use his reflecting telescope to discover the belts of Jupiter in 1630 and examine the spots on the planet Mars ten years later. Also, at the urging of the Jesuit scientist Paul Guldin, Zucchi bestowed a reflecting telescope of his design to Kepler, who received it with such satisfaction that the dedication of his final book was to Guldin.
Zucchi described his reflecting telescope and his invention of it in the treatise Optica philosophia experimentalis et ratione a fundamentis constituta, which was published in the 1650s. The landmark work reportedly influenced James Gregory and Sir Isaac Newton, both of whom built improved reflecting telescopes in the 1660s. In addition to a discussion of the telescope, Zucchi’s treatise included a description of his work with phosphors, from which he correctly concluded that such substances do not store light, but rather produce it. His interest in science surpassed just optical concerns, however, and he published two separate works on mechanics and machines before he died on May 21, 1670.

Jesuits and the Sciences, 1720-1773

After a period of decline in the late seventeenth century, the first decades of the eighteenth century saw a renewed interest and vitality on the part of the Society in the area of scientific research. Spurred by the vigorous intellectual climate of the Enlightenment, scientific writings by members of the Society increase in number and begin to show a marked tendency away from traditional Aristotelian topics and the quasi-mystical theories of Kircher and his school, and toward the developing sciences of engineering, natural history and technology.

Ruggiero Giuseppe Boscovich, 1711-1787
 
As Athanasius Kircher dominated seventeenth-century Jesuit science, Ruggiero Giusseppe Boscovich was pre-eminent among Jesuit scientists of the eighteenth century. But whereas Kircher's books are regarded today as primarily curiosities, the work of Boscovich in astronomy, optics, mathematics and engineering remains in high repute. Born in Ragusa, he was a professor of mathematics at several institutions, including the Roman College, where he planned the observatory. He suggested and directed the draining of the Pontine marshes near Rome, and recommended the use of iron bands to control the spread of cracks in the dome of St. Peter's basilica. He was instrumental in softening ecclesiastical hostility to the Copernican system, and helped popularize the theories of Newton.

Parere di tre mattematici sopra i danni, che si sono trovati nella cupola de S. Pietro sul fine dell'anno MDCCXLII, data per ordine di Nostro Signore Papa Benedetto XIV. (Rome, 1743?)

These engravings show a) the system devised by Boscovich to repair the dome of St. Peter's, and b) one of the many optical instruments he invented.
Dome of St. Peters
Optical Device


Guillame-Hyacinthe Bougeant, 1690-1743


A philosophical amusement upon the language of beasts... (Dublin, 1739)

A translation of the author's Amusements philosophique sur le langage des bestes. This light-hearted refutation of Descarte's opinions regarding communication among animals eventually landed the author in prison.

Jacopo Belgrado, 1704-1789


Belgrado was court mathematician and confessor to Duke Philoppo at Parma, where he also established an observatory. He wrote widely on heat, geometry and the still relatively unexplored phenomenon of electricity.
I fenomeni elettrici, con i corollarj da lor dedotti, e con i fonti di ciò che rende malagevole la ricerca del principio elettrico... (Parma, 1749)

Journal de Trévoux ou Mémoires pour servir à l'histoire des sciences et des arts. (Trévoux, Lyon or Paris, 1701-1767; reprinted Geneva, 1968)

This monthly journal review of the arts, sciences and letters was established by Jesuits Jacques Philippe Lallemant and Michel Le Tellier in 1701. At first, the concentration was on abstracts and reviews of current books, but gradually it broadened its scope until by the middle of the century the Journal de Trévoux included evaluations of the major intellectual themes of the age. Although often considered merely as the mouthpiece of the Church against the French philosophes, the journal provided a forum for much valid original scientific research by jesuits and others. The engraving illustrates a total eclipse of the sun observed by Jesuit astronomers at Avignon in May, 1706.

The 35 Lunar Craters Named to Honor Jesuit Scientists

Introduction


When astronauts in our lunar orbiter described the rough terrain beneath them they had to use Jesuit names. That Jesuit lun-nautics had preceded them was evident from the fact that 35 lunar craters had been named to honor Jesuits; and some of these craters are large enough to be seen from earth by naked (but sharp) eye. In fact at some time or other at least 40 Jesuit names were used and some are clusters of craters e.g. Cysat A,B,C,D; so there were even more than 40 craters named for Jesuits. Who are these men, and what did they do to merit this honor?
Visit the Jesuit Resource Page for even more links to things Jesuit.

Selenographs

At the entrance to the Smithsonian's Moon exhibit is a large copy of one of the earliest (1651) selenographs. This map taken from a Jesuit book Almagestum novum was composed by the Jesuit astronomers Riccioli and Grimaldi and across the top is written: "Neither do men inhabit the moon nor do souls migrate there". It is the best known of all selenographs and has been used by most scholars for lunar nomenclature for three centuries. During these centuries astronomers took turns naming and renaming craters which resulted in conflicting lunar maps. In 1922 the International Astronomical Union (I A U) was formed, and eventually eliminated these conflicts and codified all lunar objects: 35 of the 40 Jesuit names survived to be listed in the National Air and Space Museum (NASM) catalog which identifies about 1600 points on the moon's surface.
It would be a mistake to think that the Jesuit names are on selenographs only because other Jesuits put them there. Rather it was a convergence of astronomers' opinions over three centuries: map makers before and after Riccioli confirmed the decisions again and again that these 40 men deserved this honor. This is not surprising. Recent histories emphasize the enormous influence Jesuits had not only on mathematics but on the other developing sciences such as astronomy. Historians of science always listed a surprisingly large number of Jesuits among the greatest scientists and mathematicians of all time. They were at the cutting edge of the sciences. For instance, by the time of the suppression in 1773, of the world's 130 astronomy observatories, 30 were operated by Jesuits. Furthermore Jesuit names are still being added to the list by the I. A. U.


The Selenograph of Riccioli and Grimaldi showing many of the Jesuit craters



The locations of 35 lunar craters named after Jesuits. Since 1645 selenographers had named at least 40 craters to honor Jesuits, but 5 have been renamed since then. Some of the craters ( arrow ) are on the far side of the moon. When looking at the moon these craters can be located by eye when noting their position relative to the large Copernicus (O) crater with the distinctive "crater steaks" radiating from it like the stem of an orange.
At the entrance to the Smithsonian's Moon exhibit is a large copy of one of the earliest and best known selenographs shown above. This map was composed by the Jesuit astronomers Riccioli and Grimaldi and across the top is written: "Neither do men inhabit the moon nor do souls migrate there". In 1922 the International Astronomical Union ( I. A. U.) codified all lunar objects: 35 of the 40 Jesuit names survived to be listed in the National Air and Space Museum (NASM) catalog. This is not surprising because of the impact Jesuits had on astronomy. For instance, by the year 1773, 30 of the world's 130 astronomy observatories were operated by Jesuits. Furthermore Jesuit names are still being added to the list by the I. A. U.

Sources of the charts below

In the chart below I list the 35 Jesuit names as they are spelled in the NASM and Wilkins maps, along with the locations and diameters of the craters. I then put corresponding numbers on a lunar map to locate approximately these 35 craters. Some of the names on on the far side of the moon which we never see from earth because of the strange fact that the moon's spin on its own axis exactly matches one revolution around the earth. I could not find all the data on each of the men but more information can be found in the writings of the Belgian Jesuit Omar Van Der Vyver, former superior at the Specola Vaticana.

The Men

These men all taught and wrote books on astronomy, physics and mathematics. Many of the books they wrote are still extant. During the first two centuries of Jesuit history there were 631 Jesuit authors of geometry books alone! Some of these authors wrote many books: Kircher 39, Boscovich 151 - huge books bigger than lectionaries. Some of these men are much better remembered today than others.


Roger Boscovich developed the first coherent description of an atomic theory which is one of the great attempts to explain the universe in a single idea. His influence on modern atomic physics is undoubted and his many works are kept as the Boscovich Archives in the Bancroft library of rare books at Berkeley. He lived in a time when when mathematicians were expected to fix things so he was commissioned by popes and emperors to do such jobs as repair the fissures in cathedral domes and survey meridians of the Papal states. The Jesuit General Laurence Ricci made Boscovich a Visitor for the whole Society and it was Boscovich's influence that minimized the hostility of Catholic churchmen to the Copernican system. He did not suffer fools gladly so when shown the treasures of the Jesuit school at Sens which included a rib of the prophet Isaiah, he told the rector to throw it away in the interest of truth. After the Suppression of the Jesuits, Boscovich became a captain in the French navy and was able to travel through France using a salvus conductus given him by Louis XV.

A NASA picture of the moon



Christopher Clavius was the most influential teacher of the Renaissance and numbered among his admirers Viete, Kepler and Galileo. It was Clavius' support for the heliocentric theory that was the predominant influence making it acceptable among the learned. Clavius encouraged a number of mathematical developments: the decimal point, parenthesis, use of logarithms and the vernier scale. It was Clavius who replaced the Julian calendar with the Gregorian calendar.

Later mathematicians such as Leibniz became interested in mathematics by reading his works. His Geometry book became the standard text in the 16th and l7th Century European schools and led to his being called the "Euclid of the l6th Century".

Francesco Grimaldi discovered diffraction and anticipated the invention of the diffraction grating. He was one of the earliest physicists to suggest that light was wave-like in nature. and he formulated a geometrical basis for a wave theory of light. His treatise attracted Isaac Newton to the study of optics.


Christopher Grienberger, Clavius' successor, verified Galileo's discovery of the four moons of Jupiter, then later in 1611 he organized a convocation honoring Galileo. At this gathering of cardinals, princes and scholars, the students of Clavius and Grienberger expounded Galileo's discoveries to the delight of Galileo. He said that if Galileo had heeded the advice of the Jesuits and proposed his teachings as hypotheses, he could have written on any subject he wished, including the rotation of the earth.

A NASA picture of the Earth



Maximilian Hell was director of the astronomy observatory in Vienna. After the Suppression of the Jesuits he continued working there as director, along with other members of the Society. He fell victim to the public defamation of Jesuits then in vogue when he was accused of altering his findings during a transit of Venus. His name was not cleared until a century later when in 1883 the famous astronomer Simon Newcomb found his readings to be correct, and his scholarship above suspicion.


Athanasius Kircher with his contributions to mathematics, astronomy, harmonics, acoustics, chemistry, microscopy and medicine played a significant part in the early scientific revolution. His Kircher Museum was considered one of the best science museums in the world. His discoveries include sea phosphorescence, microscopically small living organisms and the causes of transfer of epidemic diseases. It was in facilitating a wide diffusion of knowledge by his vast collections of scientific information, that Kircher deserves a place among the fathers of modern science, and the titles of "universal genius and master of a hundred arts".


Matteo Ricci made western developments in mathematics available to the Chinese and published in 1584 the first maps of China available to the west. For the first time the Chinese had an idea of the distribution of oceans and land masses. He introduced trigonometric and astronomical instruments and translated the first six books of Euclid into Chinese. He is remembered for his Chinese works on religious and moral topics as well as works on scientific topics. The Encyclopedia Britannica reports: "Probably no European name of past centuries is so well known in China as that of Li-ma-teu (Ricci Matteo)."


Christopher Scheiner discovered sunspots independently of Galileo but erroneously thought they were small planets. He explained the elliptical form of the sun near the horizon as the effect of refraction. He showed that the retina is the seat of vision. His invention for magnifying maps, the pantograph, can still be purchased in stationary stores. He gave one of his telescopes to the archduke of Tyrol who was more interested in the scenery than in stars and complained that the image was inverted. Scheiner inserted another lens to invert the image again and so created one of the first terrestrial telescopes.


Andre Tacquet was a brilliant mathematician of international repute whose books were frequently reprinted and translated. The Philosophical Transactions of the Royal Society of London refer to his Opera mathematica as "one of the best books ever written in mathematics". His use of the method of exhaustion pointed the way to the limit process and helped prepare for the discovery of calculus.


Nicolas Zucchi was held in such great esteem he was sent as a papal legate to the court of the Emperor Ferdinand II in part because of his invention of the reflecting telescope. In Zucchi's time this creative ability was expected of Jesuits whereas today educated people are surprised at the accomplishments of past Jesuits because we Jesuits are reluctant to engage in what seems to be unabashed triumphalism. It is simply considered bad form: so our students and fellow faculty members are kept in the dark about an important facet of Jesuit Tradition.


Two charts of the craters named to honor Jesuits:

One is taken from the National Air and Space Museum (N A S M) catalog, the other from Carl Sommervogel, S.J. Recently the International Astronomical Union (I A U) codified lunar nomenclature eliminating conflicts: 5 Jesuit names were deleted, bringing the present number to 35. There may have been other Jesuit names in the past and there will certainly be more Jesuit names in the future.
35 Jesuit Lunar Craters (plus five more)
name/ nationality born time/city died time/city field







  • Mario Bettini (Italian)
    1582 in Bologna 1657 in Bologna math/astr

    Jacques de Billy (French)
    1602 in Compiegne 1679 in Dijon math/phys

    Giuseppe Biancani (Italian)
    1566 in Bologne 1624 in Parme math/astr

    Roger J Boscovich (Croatian)
    1711 in Ragusa 1787 in Milan math/phys

    Nicolas Cabei (Italian)
    1586 in Ferrare 1650 in Genes phys/astr

    Christopher Clavius (German)
    1538 in Bamberg 1612 in Rome math/phys

    Jean-Baptiste Cysat (Swiss)
    1588 in Lucerne 1657 in Lucerne math/phys

    Francois de Vico (French)
    1805 in Macerata 1848 in London astr

    Gyula Fenyi (Hungarian)
    1845 1927 astr

    George Fournier (French)
    1595 in Caen 1652 in laFleche math

    Francesco Grimaldi (Italian)
    1613 in Bologna 1663 in Bolognia phys

    Chris. Grienberger (Swiss)
    1564 in Tyrol 1636 in Rome astr

    Johann Hagen (Austrian)
    1847 in Bregenz 1930 in Rome astr

    Maximilian Hell (Hungarian)
    1720 in Schemnitz 1792 in Vienna phys/astr

    Athanasius Kircher (German)
    1602 in Geisa 1680 in Rome science

    Francis X Kugler (German)
    1862 in Konigsburg 1929 in Lucern hist/math

    Charles Malapert (French)
    1580 in Mons 1630 in Victoria math/philos

    Christian Mayer (German)
    1719 1783 astr/math

    Paul McNally (American)
    1890 1955 astr

    Theodore Moretus (Belgian)
    1601 in Antwerp 1667 in Breslau math

    Denis Petau (French)
    1583 in Orleans 1652 in Paris hist/astr

    Jean-Bap. Riccioli (Italian)
    1598 in Ferrara 1671in Bologna selenograph

    Matteo Ricci (Italian)
    1552 in Mavrata 1610 in Peking math/geog

    Rodes* (Hungarian)
    1881 1939 astr

    Romana* (Spanish)

    astr

    Christophe Scheiner (German)
    1575 in Wald 1650 in Neiss math/phys

    George Schomberger (German)
    1597 in Innsbruck 1645 in Hradisch math/astr

    Ange Secchi (Italian)
    1818 in Reggio 1878 in Rome astrophys

    Hughues Semple (Scottish)
    1596 in Ecosse 1654 in Madrid math

    Gerolamo Sirsalis (Italian)
    1584 1654 selenography

    Andre Tacquet (Belgian)
    1612 in Antwerp 1660 in Antwerp math

    Adam Tannerus (Austrian)
    1572 in Innsbruck 1632 in Tyrol math/theol

    Nicolas Zucchi (Italian)
    1586 in Parmo 1670 in Rome math/astr

    Jean-Baptiste Zupi (Italian)
    1590 in Catanzaro 1650 in Naples astr

    Johan Stein (Dutch)
    1871 in Grave 1951 in Rome astr/phy





    Andre Arzet (French)
    1604 in Constance 1675 in Constance

    Daniello Bartoli (Italian)
    1608 in Ferrara 1685 in Rome

    Jean Derienes (French)
    1591 in Dieppe 1662 la Fleche

    Rivas




    Tibor







    NASM name latitude longitude diameter

    Bettinus 63.4s 315.2e 71.4 km
    Billy 13.8s 309.9e 45.7 km
    Blancanus 63.6s 338.5e 105.3 km
    Boscovich 9.8n 11.1e 46.0 km
    Cabaeus 84.9s 324.5e 98.4 km
    Clavius 58.4s 345.6e 225.0 km
    Cysatus 66.2s 353.9e 48.8 km
    De Vico 19.7s 299.8e 20.3 km
    Fenyi 44.9s 254.9e 39.0 km
    Furnerius 36.3s 60.4e 125.2 km
    Grimaldi 5.2s 291.4e 410.0 km
    Gruemberger 66.9s 350.0e 93.6 km
    Hagen 48.3s 135.1e 55.5 km
    Hell 32.4s 352.2e 33.3 km
    Kircher 67.1s 314.7e 72.5 km
    Kugler 53.8s 103.7e 65.8 km
    Malapert 84.9s 12.9e 69.0 km
    Mayer 63.2n 17.3e 38.0 km
    McNally 22.6n 232.8e 47.5 km
    Moretus 70.6s 354.5e 114.4 km
    Petavius 25.3s 60.4e 176.6 km
    Riccioli 3.0s 285.7e 145.5 km
    Riccius 36.9s 26.5e 70.6 km
    Rodes* 23.0n 283.0e
    Romana* 21.0s 33.0e 33.6 km
    Scheiner 60.5s 332.2e 110.4 km
    Schomberger 76.7s 24.9e 85.0 km
    Secchi 2.4n 43.5e 22.7 km
    Simpelius 73.0s 15.2e 70.4 km
    Sirsalis 12.5s 299.6e 42.0 km
    Stein 7.2n 179.0e 33.7 km
    Tacquet 16.6n 19.2e 6.6 km
    Tannerus 56.4s 22.0e 28.6 km
    Zucchius 61.4s 309.7e 64.2 km
    Zupus 17.2s 307.7e 38.0 km


    * Not found in (NASM) catalog but is in the1960 Wilkins Moon Map


    The map and charts are taken from page 74 of Jesuit Geometers by Joseph MacDonnell, S.J. of Fairfield University. This book concerns the impact the 56 most prominent pre-Suppression Jesuit geometers had on the development of mathematics and science. It is published jointly by the Publications of the Vatican Observatory and The Institute of Jesuit Sources .

    Giusto richiamo di La Russa ad una maggiore trasparenza sulle operazioni militari di Stefano Magni

    «Mai più notizie in ritardo», promette il ministro della Difesa Ignazio La Russa in una conferenza stampa, convocata al rientro dalla sua visita in Afghanistan. Per giorni non abbiamo saputo come fosse morto l'alpino Matteo Miotto. Solo dopo un'attesa troppo lunga abbiamo appreso che il nostro militare era caduto nel corso di un combattimento.
    E si riapre il dibattito sulla trasparenza del nostro intervento militare nella missione Isaf. Sembrerà a molti un paradosso, ma è un governo di centrodestra e non la «democratica» sinistra a promuoverla. Quando era Prodi al governo, noi dell'Afghanistan sapevamo poco o nulla. Solo qualche giornalista indipendente, come Fausto Biloslavo (per Panorama), Enrico Piovesana (per PeaceReporter) e Gianandrea Gaiani (per Analisi Difesa), nel 2007 e nel 2008 commentava i fatti sul campo, documentando le battaglie combattute dal nostro contingente. Per il resto: silenzio. Come se in Afghanistan non ci fosse una guerra. Merito dell'errata interpretazione dell'articolo 11 della Costituzione, che secondo la sinistra imporrebbe un'assoluta non-violenza. Mentre, se letto bene, ci impedisce di condurre guerre offensive, o di risolvere con le armi «controversie internazionali», ma non ci vieta affatto di difendere il governo di Kabul nell'ambito di una missione internazionale approvata dall'Onu. L'idea che l'Italia ripudi tutte le guerre stende un velo di ipocrisia che fa a pugni con le nostre missioni all'estero. Se si combatte, anche per autodifesa, non lo si deve dire. Se un soldato italiano muore facendo il suo dovere, si deve camuffare il suo decesso in un incidente. Non rendendo onore ai caduti, tantomeno ai soldati che continuano a combattere.
    Di un'altra missione avviata per volontà del governo di sinistra, la Unifil2 in Libano, sappiamo ancora meno. Fortunatamente in Libano non si combatte dal 2006, ma la situazione resta tesa e in almeno due occasioni (nel 2007 e nel 2008) ha rischiato di scoppiare di nuovo. I nostri soldati e quelli di altri contingenti europei sono stati coinvolti più volte in incidenti con la popolazione, con gli Hezbollah e con l'esercito libanese. Ma di questi eventi sappiamo qualcosa solo in ritardo e quasi sempre grazie alla stampa israeliana. Per esempio siamo venuti a conoscenza solo indirettamente del recente scoppio di un deposito di armi nel Sud del Libano, con conseguenti scontri fra i caschi blu e la popolazione locale. Così come abbiamo letto sui giornali israeliani della pattuglia Unifil italiana disarmata dagli Hezbollah, dei momenti di tensione con le milizie del Partito di Dio.
    Sappiamo pochissimo, anche se ci sono meno spunti per notizie interessanti, anche di altri due fronti in cui siamo massicciamente impegnati: Kosovo e Bosnia. Solo pochi si interessano dello sviluppo (e delle tensioni etniche rimaste, in alcuni casi cresciute, come in Kosovo) in due regioni dei Balcani in cui si combatteva duramente fino a 10 anni fa.
    Insomma, in Italia non abbiamo sviluppato ancora una cultura dell'informazione di guerra. I cronisti al fronte non mancano, mancano gli «embedded», con tutta la loro esperienza di reporter che seguono l'esercito, giorno dopo giorno. Manca un interesse, negli editori, prima ancora che nell'opinione pubblica, a documentare sistematicamente le azioni dei nostri soldati. Salvo, poi, non lesinare la retorica quando qualcuno di loro muore facendo il suo dovere. L'invito a cambiar registro non dovrebbe venire da un ministro. Ma dalla stampa, dai media, dalle stesse forze armate. Però, in mancanza di altri stimoli, ben venga un ministro della Difesa che invita ad essere più trasparenti.

    Il «ma-anchismo», malattia congenita del Pd di Gianteo Bordero

    pdem.jpgSulla vicenda Fiat bene Marchionne, ma anche la Fiom ha le sue ragioni. Sulle alleanze porte aperte al Terzo Polo, ma anche alla sinistra di Nichi Vendola. Sulle primarie non si torna indietro, ma occorre anche una riflessione sulla loro utilità. L'elenco potrebbe continuare, ma ci fermiamo ai tre temi di maggiore attualità. La sostanza è sempre la stessa: non c'è argomento all'ordine del giorno nel dibattito politico italiano su cui il Partito Democratico riesca ad assumere una posizione netta ed univoca, o di qua o di là: o con l'ad di Fiat o con i metalmeccanici Cgil, o per una strategia di centro-sinistra col trattino o per una riedizione sotto altre forme dell'Unione prodiana, o per le primarie o contro le primarie. E meno male che il «ma-anchismo» avrebbe dovuto essere archiviato assieme al suo fondatore e massimo propugnatore, l'ex segretario e candidato premier nel 2008, Walter Veltroni. Invece pare che questa perniciosa malattia politica sia congenita al partito che avrebbe dovuto rappresentare il nuovo volto della sinistra italiana, il salto in avanti verso una gauche moderna ed europea, dall'identità ben definita e con un programma chiaro, capace di contendere il governo del Paese al centrodestra berlusconiano.
    Ma passano i giorni, passano gli anni, passano i segretari, e di questa identità e di questo programma non vi è neppure l'ombra. E' evidente, dunque, che non è soltanto un problema di persone, ma anche e soprattutto di Dna. Un problema, cioè, che riguarda l'essenza stessa e l'autocoscienza del maggiore partito di opposizione. Su questo punto, la confusione regna sovrana oggi così come regnava sovrana al momento della nascita del Pd. Romano Prodi e Arturo Parisi lo immaginavano e ne parlavano come lo spazio fisico del dossettismo realizzato, il luogo nel quale avrebbero dovuto finalmente fondersi, motivati dalla comune coscienza politica incardinata nella Costituzione del '48 e nell'antifascismo, cattolici e (post) comunisti; altri, come Massimo D'Alema e Franco Marini, lo consideravano un inevitabile matrimonio d'interesse nel quale le distinzioni culturali tra i due contraenti avrebbero dovuto rimanere tali; altri ancora, come Walter Veltroni, lo presentavano come il naviglio agile e leggero capace di andare oltre le appartenenze del passato ed intraprendere così la navigazione nel mare aperto del riformismo contemporaneo. Con prospettive così radicalmente diverse alle spalle - ognuna delle quali comportante scelte strategiche tra loro assai divergenti - era inevitabile che, senza una previa chiarificazione in proposito, il Partito Democratico finisse con l'impantanarsi nella palude che i suoi stessi fondatori avevano contribuito a creare. E così è accaduto.
    Oggi, dunque, a più di tre anni di distanza dalla sua nascita, il Pd è di fatto costretto, nella perdurante incertezza circa la sua identità e la sua missione nel Paese e tra le forze presenti nel panorama politico nazionale, a oscillare perennemente tra posizioni di retroguardia, dettate dal retaggio ideologico dei partiti che in esso sono confluiti, e posizioni più moderne e all'avanguardia, che caratterizzano - o hanno caratterizzato negli anni scorsi - le più avanzate esperienze di governo della sinistra in Europa. Chi ha seguito, ormai più di un anno fa, il dibattito innescato da un articolo sul Messaggero in cui Romano Prodi imputava al nuovo laburismo blairiano di essere all'origine della perdita di identità della sinistra europea e la causa del suo cedimento a destra, può ritrovare ancora oggi la tensione tra queste due prospettive nel quotidiano dibattito politico interno al Pd. Un partito i cui segretari pro tempore, per non scontentare nessuno - né i «modernisti» né i «tradizionalisti» né coloro che stanno in posizione mediana - e per tenere in piedi la vacillante costruzione democrat, finiscono col dare ragione un po' agli uni e un po' agli altri, oppure a tutti contemporaneamente, e torto a nessuno. Con tanti saluti alla chiarezza, al programma e alla costruzione di un'alternativa credibile di governo. E con l'inevitabile conseguenza di rimanere ostaggi del «ma-anchismo», che ad oggi appare come l'unico tratto certo dell'identità del Pd.

    Saviano e le mezze verità di Francesco Natale

    Per raccontare in maniera convincente una bugia è indispensabile conoscere almeno una parte
    roberto_saviano.jpg
     consistente della verità che si vuole falsare. E' un assioma della comunicazione: un assioma che, in apparenza, consente addirittura di non mentire mai nel senso pieno del termine, ma, più precisamente, di indurre surrettiziamente nell'interlocutore l'autoconvincimento, la percezione distorta della realtà, conclusioni falsate che partono però da presupposti giusti. E' la peggiore e più letale, ideologicamente parlando, delle mistificazioni, in base alla quale coloro che si accreditano come giornalisti/scrittori «liberi» e «oggettivi», poiché si limitano a riportare fatti di cronaca, riscrivono in realtà la storia. Peggio: attraverso una accorta commistione di correttezza politica, decontestualizzazione dei fatti, limatura di ogni possibile punto controverso o comunque scomodo, spingono l'interlocutore stesso a riscrivere nella propria mente la storia e, susseguentemente, ad adottarla come Vangelo, nella ferma ed intima convinzione che alla «verità» si è giunti in maniera autonoma, senza alcuna induzione forzata da parte di un soggetto terzo.
    Lasciamo per un attimo la parola a J.R.R. Tolkjen per spiegare meglio il concetto, citando un passo dal decimo capitolo de «Le Due Torri», secondo libro de Il Signore degli Anelli, La Voce di Saruman: «Improvvisamente si udì un'altra voce, lenta e melodiosa. Coloro che l'ascoltavano imprudentemente, di rado riuscivano a riferire le parole che avevano udito, e se vi riuscivano rimanevano stupefatti, perché sembravano spoglie di qualunque potere. Rammentavano soltanto, di solito, che era una delizia ascoltare quella voce, e che tutto ciò che essa diceva pareva saggio e ragionevole: nasceva allora in essi il desiderio di sembrare anche loro saggi, accondiscendendo rapidamente. Quando qualcun altro prendeva la parola, dava per contrasto l'impressione di essere rozzo e goffo, e se contraddiceva l'incantevole voce, nel cuore di chi era soggiogato avvampava la collera. Per alcuni l'incantesimo durava solo finché a voce si rivolgeva a loro personalmente, e quando parlava a qualcun altro essi sorridevano come chi ha indovinato il trucco di un prestigiatore, mentre gli altri sono ancora sbalorditi. A molti bastava udirne il suono per essere avvinti; vi erano infine i succubi, coloro che rimanevano vittime dell'incantesimo, e che ovunque fossero udivano la dolce voce bisbigliare, istigandoli. Ma sino a quando il padrone la controllava, nessuno rimaneva impassibile, nessuno riusciva a respingerne la implorazioni e i comandi se non con l'aiuto di una grande forza di volontà e di spirito».
    Ora, non vogliamo certo attribuire a Roberto Saviano il patentino di mistificatore, né sottendere e dare per scontata la sua mancanza di buona fede, e neppure paragonare la sua «timidezza espositiva» alla malvagia magniloquenza di Saruman il Bianco, ma i conti non tornano. Questo per una semplice ragione: siamo contenti che lo showcase di Saviano sia andato in onda. Ma pretendiamo di più. Da chi ha promesso Verità a piene mani, pretendiamo Verità. Tutta la Verità. Senza limature o autocensure di comodo. Perché fino ad ora ci si sente come spettatori di una brutta partita di tennis, dove un ipotetico novello Bjorn Borg, dopo aver promesso un ace ad ogni battuta, si ritrova a metà set con un bel 0-0, la racchetta rotta, la Lacoste sdrucita e il raccattapalle che lo prende in giro.
    Al di là dello sproloquio abbastanza futile sulla cosiddetta «macchina del fango», ben più interessante è stato il discorso che lo scrittore ha fatto in riferimento a Giovanni Falcone, citando date, dati, documenti, situazioni. Realtà, insomma. Ma perché cadere nel nulla proprio sul più bello? Nessun riferimento alla conflittualità aperta tra il compianto magistrato e Leoluca Orlando, il quale addirittura arrivò a redigere un esposto al Csm contro Falcone. Dell'accorata e sentita dichiarazione di Ilda Boccassini Saviano ha riportato solo la seconda parte, quella che inerisce al ricordo dell'uomo e del giudice, ma non la prima, nella quale il pm milanese attacca Magistratura Democratica, la sua corrente di appartenenza, come ben riporta Filippo Facci.
    Nessuna menzione riguardo al fatto che Giovanni Falcone non avesse mai ammesso come plausibile l'esistenza del cosiddetto «terzo livello», ovvero l'esistenza di rapporti diretti e diffusi tra mafia e vertici della politica. Nessuna menzione del fatto che Falcone avesse denunciato il «pentito» Pelligritti per calunnia in riferimento a talune esternazioni pilotate tese ad infangare Salvo Lima e Giulio Andreotti. Nessuna menzione riguardo all'offensiva ideologica di cui Falcone fu fatto oggetto non solo da gran parte dei suoi colleghi ma anche dall'Unità, che gli affibbiò il nomignolo di «superprocuratore», e da Repubblica, che arrivò a definirlo «guitto televisivo».
    Saviano ha citato l'attentato fallito all'Addaura, ricordando giustamente che tanti, tantissimi ritennero tale attentato una montatura organizzata da Falcone stesso in accordo coi servizi segreti per... «farsi pubblicità». Ma di questi tanti, tantissimi lo scrittore partenopeo non ha avuto cuore di fare un singolo nome (vi aiutiamo noi). Perché tutto questo timor sacro, questa timidezza insulsa? Stiamo peraltro parlando di notizie di pubblico dominio, che è doveroso citare per completare un quadro altrimenti farraginoso, nebuloso, incongruo.
    Per questo siamo delusi e preoccupati. Delusi perché da chi ha a disposizione uno spazio unico, ovvero mezz'ora di monologo televisivo, ci si aspetta molto di più. Preoccupati perché il mosaico costruito da Saviano, pur interessante nella sua drammaticità ma decisamente incompleto, troppo facilmente può indurre manipolazioni, distorsioni, speculazioni fantasiose. Tutto, quindi, ma, allo stato attuale, non la percezione della Verità...

    Battisti. Ingiustizia è fatta di Maria Chiara Albanese

    «Tana dolce tana». Questo il cartello che potrebbe essere esposto all'uscita degli aeroporti del Brasile dopo il no all'estradizione di Cesare Battisti. Facendosi beffe di consolidati principi consuetudinari e pattizi del diritto internazionale, l'ormai ex-presidente Lula, sbandierando la «sovranità» nazionale del suo Paese, ha calpestato quella del nostro. Perché nella soddisfazione del sentimento di giustizia - e ribadiamo giustizia, non vendetta! - dei familiari delle vittime dell'azione scellerata di Battisti si esplica, forse in una delle sue forme più alte, la sovranità italiana.
    Il no all'estradizione dell'esponente mai pentito dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo) conferma l'assoluta parzialità della politica estera seguita dal Brasile sotto il comando di Lula. «Una pugnalata alle spalle», secondo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. La scelta di Lula ha confermato una brutta usanza, già presente in altri Paesi: quella di concedere asilo politico a persone che in altri Stati si sono macchiati di efferati crimini e il cui unico obiettivo è sfuggire alla giustizia. Non si parla, infatti, di condanne a morte, fustigazioni, pene corporali, lapidazioni o similari. Si parla di ergastolo. Per l'assassinio di 4 persone. Di una pena confermata in ultimo grado di appello. Di una sentenza emessa in un Paese democratico, che si regge sulla centralità del diritto. Si tratta di giustizia.
    Come sottolineato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine dell'incontro avuto oggi con Alberto Torregiani, figlio di una delle quattro vittime di Battisti, la solidità dei rapporti tra Italia e Brasile non è in discussione. Da qui la richiesta di estradizione al Brasile, vista non come «un fatto di vendetta», ma come passaggio necessario affinché «si affermi la giustizia». «Mi sono radicato nell'idea - ha detto poi Berlusconi - che Battisti abbia rivestito di ideologia politica una sua realtà di criminale vero». Con queste parole il nostro premier è andato al cuore dell'affaire Battisti.
    Sì, perché è proprio il mantello dell'ideologia quello con cui Battisti si è coperto per sfuggire alla giustizia e cercare riparo laddove avrebbe potuto trovare la solidarietà di tanti sedicenti intellettuali nostalgici dei tremendi anni Settanta. Così Battisti, indossando la veste dell'eroe perseguitato, del figlio di un «sistema» malato le cui colpe sono imputabili sempre e solo agli altri, si è preso gioco di tutto e di tutti, con quel suo sorriso beffardo sempre accennato sul viso. E lo ha fatto spalleggiato dalla meschinità di un pensiero finto-intellettuale che non stabilisce valori, ma solo parzialità di opinioni al di fuori delle quali non vi è nulla.
    Battisti ha oggi trovato in Lula la sua àncora di salvezza. E non è detto che le cose cambino con Dilma Roussef. Una donna sulla quale alcuni ripongono molte speranze per un possibile nuovo Brasile, forse ignorando il passato rivoluzionario della nuova presidentessa brasiliana. Sono gli stessi che preferiscono ancora credere nella favola di Lula «presidente operaio», gli stessi che non hanno voluto ascoltare negli ultimi mesi la propaganda populista della Roussef, miseramente contraddetta proprio nei primi giorni di mandato presidenziale. Sì, perché se al proprio popolo si promette un futuro migliore, fatto di benessere e giustizia, allora si dovrebbe spiegare agli italiani come mai questo stesso diritto a vedere giustizia fatta essi non lo possano esercitare.
    «La maggior parte dei cittadini brasiliani è contraria alla soluzione del loro ex presidente Ignacio Lula da Silva riguardo all'estradizione di Cesare Battisti». Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente di polizia ucciso nel 1979 dai PAC, ne è fermamente convinto. Noi ce lo auguriamo.

    NESSUN COMPLOTTO CONTRO ASSANGE di Stefano Magni

    assange_julian.jpgJulian Assange è stato arrestato in Gran Bretagna. E se fosse veramente uno stupratore? In tutti i notiziari che parlano del suo arresto in Inghilterra viene reso noto il capo d'accusa, emesso dalla magistratura svedese: più di un reato di violenza sessuale. Il mandato di arresto è stato richiesto dalla pubblica accusa, perché Assange negava la sua disponibilità a farsi interrogare. Tuttavia una regola non scritta impone a tutti i commentatori televisivi, radiofonici, della carta stampata e di internet di associare l'arresto di Assange, fondatore di Wikileaks, alla pubblicazione di centinaia di migliaia di documenti segreti sul suo sito internet. Si dimentica che Assange non è stato arrestato per la sua attività di pirata informatico, né di «portinaio della diplomazia».
    A giudicare dalle accuse, Assange risulta un mezzo mostro, un ciclone che ha seminato disperazione fra le donne svedesi: tre casi di molestie a Stoccolma, uno stupro a Enkoping e un caso di «coercizione illegale». Il sospetto di mala-giustizia svedese, però, c'è: le accuse ad Assange sono state emesse e ritrattate più volte nel corso degli ultimi mesi. Ad agosto, un primo mandato d'arresto per stupro, spiccato dai procuratori svedesi, è stato ritirato dopo poche ore. «Le informazioni a disposizione del capo procuratore Eva Finnè sabato - si leggeva allora sul comunicato della Procura - erano più numerose e approfondite di quelle di cui disponeva il magistrato di turno venerdì notte». Poi, però, l'indagine preliminare per stupro è stata riaperta l'1 settembre. A ottobre è stata di nuovo archiviata quella per stupro, non quella per le due molestie. Infine il pubblico ministero svedese ha chiesto al tribunale di Stoccolma di arrestare Assange per poterlo interrogare. «La ragione della mia richiesta è che voglio interrogarlo - dice l'accusa, rappresentata da Marianne Ny - perché sino ad oggi non ci siamo riusciti». L'avvocato svedese di Assange ritiene però che si tratti di una richiesta sproporzionata: «L'interrogatorio si può organizzare in molti modi differenti», dichiara il legale, Bjorn Hurtig. La Corte Suprema ha però respinto una richiesta di appello inoltrata dalla difesa. E le autorità di Stoccolma hanno emesso il mandato di cattura internazionale.
    Julian Assange, l'agosto scorso, puntava già il dito sul Pentagono: «Ci avevano detto (fonti di intelligence australiane, ndr) che avrebbe cercato di usare sporchi trucchi per distruggerci». Ma lo dice lui, che è diretto interessato alla sua autodifesa. Lo dobbiamo credere necessariamente anche noi? E' evidente che, pubblicando e minacciando di pubblicare nel prossimo futuro ben 2 milioni e 700 mila documenti riservati e segreti, chiunque si infilerebbe in un vespaio. Quella di Assange è una spy story e in tutte le trame di questo genere ci sono anche trappole sessuali e legali, disinformazione e tentativi di screditare personalmente gli attori coinvolti. Ma per questo non dobbiamo perdere la nostra lucidità di analisi. La Svezia non è un ente al servizio della Cia, né un'agenzia estera del Pentagono. E' un Paese democratico e neutrale. La sua magistratura è indipendente, non è al servizio di un regime. E il suo governo non solo è neutrale (la Svezia non è membro della Nato, né di altre alleanze a guida statunitense), ma è sempre stato critico nei confronti degli Usa. I complottisti tendono a vedere Assange come un morto che cammina, perché sono convinti che agenti della Cia (o dell'immancabile Mossad) siano sulle sue tracce per eliminarlo. Il suo arresto giunge come una conferma di questa teoria. Ma chi crede al teorema crede anche, senza alcun fondamento, che le magistrature di mezzo mondo siano in realtà dei burattini manovrati da un unico burattinaio. Mettiamo la Cia, il Mossad, Washington o un misterioso ente sionista mondiale nella parte di questo burattinaio e il gioco è fatto.
    Ma la storia dimostra che i burattinai non esistono. Perché, neanche volendolo, un gruppo di potere riesce a controllare un sistema più complesso di un palazzo. Un servizio segreto che non è nemmeno riuscito a mettere le mani su Bin Laden in nove anni di caccia e che si lascia sfuggire sotto il naso quasi 3 milioni di documenti segreti, è veramente in grado di controllare la Svezia e manipolarne la magistratura?