Julian Assange è stato arrestato in Gran Bretagna. E se fosse veramente uno stupratore? In tutti i notiziari che parlano del suo arresto in Inghilterra viene reso noto il capo d'accusa, emesso dalla magistratura svedese: più di un reato di violenza sessuale. Il mandato di arresto è stato richiesto dalla pubblica accusa, perché Assange negava la sua disponibilità a farsi interrogare. Tuttavia una regola non scritta impone a tutti i commentatori televisivi, radiofonici, della carta stampata e di internet di associare l'arresto di Assange, fondatore di Wikileaks, alla pubblicazione di centinaia di migliaia di documenti segreti sul suo sito internet. Si dimentica che Assange non è stato arrestato per la sua attività di pirata informatico, né di «portinaio della diplomazia».
A giudicare dalle accuse, Assange risulta un mezzo mostro, un ciclone che ha seminato disperazione fra le donne svedesi: tre casi di molestie a Stoccolma, uno stupro a Enkoping e un caso di «coercizione illegale». Il sospetto di mala-giustizia svedese, però, c'è: le accuse ad Assange sono state emesse e ritrattate più volte nel corso degli ultimi mesi. Ad agosto, un primo mandato d'arresto per stupro, spiccato dai procuratori svedesi, è stato ritirato dopo poche ore. «Le informazioni a disposizione del capo procuratore Eva Finnè sabato - si leggeva allora sul comunicato della Procura - erano più numerose e approfondite di quelle di cui disponeva il magistrato di turno venerdì notte». Poi, però, l'indagine preliminare per stupro è stata riaperta l'1 settembre. A ottobre è stata di nuovo archiviata quella per stupro, non quella per le due molestie. Infine il pubblico ministero svedese ha chiesto al tribunale di Stoccolma di arrestare Assange per poterlo interrogare. «La ragione della mia richiesta è che voglio interrogarlo - dice l'accusa, rappresentata da Marianne Ny - perché sino ad oggi non ci siamo riusciti». L'avvocato svedese di Assange ritiene però che si tratti di una richiesta sproporzionata: «L'interrogatorio si può organizzare in molti modi differenti», dichiara il legale, Bjorn Hurtig. La Corte Suprema ha però respinto una richiesta di appello inoltrata dalla difesa. E le autorità di Stoccolma hanno emesso il mandato di cattura internazionale.
Julian Assange, l'agosto scorso, puntava già il dito sul Pentagono: «Ci avevano detto (fonti di intelligence australiane, ndr) che avrebbe cercato di usare sporchi trucchi per distruggerci». Ma lo dice lui, che è diretto interessato alla sua autodifesa. Lo dobbiamo credere necessariamente anche noi? E' evidente che, pubblicando e minacciando di pubblicare nel prossimo futuro ben 2 milioni e 700 mila documenti riservati e segreti, chiunque si infilerebbe in un vespaio. Quella di Assange è una spy story e in tutte le trame di questo genere ci sono anche trappole sessuali e legali, disinformazione e tentativi di screditare personalmente gli attori coinvolti. Ma per questo non dobbiamo perdere la nostra lucidità di analisi. La Svezia non è un ente al servizio della Cia, né un'agenzia estera del Pentagono. E' un Paese democratico e neutrale. La sua magistratura è indipendente, non è al servizio di un regime. E il suo governo non solo è neutrale (la Svezia non è membro della Nato, né di altre alleanze a guida statunitense), ma è sempre stato critico nei confronti degli Usa. I complottisti tendono a vedere Assange come un morto che cammina, perché sono convinti che agenti della Cia (o dell'immancabile Mossad) siano sulle sue tracce per eliminarlo. Il suo arresto giunge come una conferma di questa teoria. Ma chi crede al teorema crede anche, senza alcun fondamento, che le magistrature di mezzo mondo siano in realtà dei burattini manovrati da un unico burattinaio. Mettiamo la Cia, il Mossad, Washington o un misterioso ente sionista mondiale nella parte di questo burattinaio e il gioco è fatto.
Ma la storia dimostra che i burattinai non esistono. Perché, neanche volendolo, un gruppo di potere riesce a controllare un sistema più complesso di un palazzo. Un servizio segreto che non è nemmeno riuscito a mettere le mani su Bin Laden in nove anni di caccia e che si lascia sfuggire sotto il naso quasi 3 milioni di documenti segreti, è veramente in grado di controllare la Svezia e manipolarne la magistratura?
Nessun commento:
Posta un commento