venerdì 30 aprile 2010
Iran, operai e professori si ribellano di Stefano Magni
La Rivoluzione Verde in Iran è uscita ormai da due mesi dalle prime pagine dei giornali occidentali. L’ultima volta che la protesta contro il presidente Ahmadinejad ha fatto notizia è l’11 febbraio scorso, quando gli oppositori, nonostante i divieti, hanno organizzato una contro-manifestazione per l’anniversario della Rivoluzione Islamica. L’opposizione non è affatto morta. E per il prossimo 1 maggio disturberà ancora il sonno del regime di Teheran. Gli insegnanti inizieranno uno sciopero della fame il 2 maggio. Contemporaneamente, gli operai entreranno in sciopero per una settimana dal giorno prima. Gli insegnanti sono ben organizzati per condurre un’azione corale e non episodi di resistenza individuale. Il Consiglio delle associazioni dei professori ha preso posizione a loro favore, condannando le “esecuzioni illegali e le condanne al carcere” e chiedendo l’immediato rilascio dei docenti finiti nelle patrie galere. I firmatari della protesta chiedono, in generale, la fine della “atmosfera poliziesca” creatasi nel Ministero dell’Educazione e delle persecuzioni contro qualsiasi insegnante che sia tacciato di eresia o critica del sistema. Si chiede anche l’annullamento delle sentenze di morte per due professori, Kamangar e Ghanbari. Gli operai stanno invece organizzando una “settimana del lavoro” che sarà caratterizzata da scioperi e manifestazioni pacifiche. Il 1 maggio non viene festeggiato nella Repubblica Islamica e gli operai entreranno in sciopero sfidando minacce molto gravi: le autorità della polizia hanno vietato ogni riunione, sia i militari che i paramilitari Basiji sono già in stato di massima allerta.
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