venerdì 30 aprile 2010
La crisi di Hamas a Gaza di Stefano Magni
Gaza, nelle mani di Hamas dal gennaio del 2006, sta attraversando un periodo di gravissima crisi. Secondo John Ging, il direttore dell’agenzia Onu per i rifugiati, l’Unrwa, le infrastrutture sono al collasso, il commercio è azzerato, non ci sarebbero nemmeno scuole a sufficienza per educare i numerosissimi bambini. Ging attribuisce la colpa a Israele, reo di mantenere un blocco pressoché totale alle frontiere della striscia di Gaza. Tuttavia evita di dire quali siano le responsabilità di Hamas. Da quando il partito islamico ha vinto le elezioni nel 2006 e ha conquistato l’esecutivo con la forza nel 2007, ha imposto un rigoroso controllo religioso su tutte le attività personali ed economiche. Le proteste interne non mancano. Secondo quanto riferisce la tv satellitare, al-Arabiya, le proteste del Fronte Popolare Palestinese contro Hamas crescono sempre di più. In particolare il movimento politico si opporrebbe alle nuove tasse che l’esecutivo ha imposto ai cittadini per far fronte alla crisi economica. Per sopperire alle gravi perdite dello stato, l’ultimo espediente del governo di Hamas è stato quello di tassare del 25% le sigarette, merce che il Paese importa illegalmente grazie a tunnel scavati lungo il confine con l’Egitto. Nonostante le nuove tasse, 30mila dipendenti pubblici non vedono lo stipendio da mesi. Negli ultimi giorni la polizia palestinese ha arrestato diversi attivisti del movimento di sinistra, mentre diffondevano volantini per chiedere all’esecutivo di Isamyl Haniye di fermare le pressioni sulla popolazione civile. Il blocco totale del commercio, imposto non solo da Israele, ma anche dall’Egitto, è motivato dal continuo traffico di armi attraverso il “corridoio di Philadelphi”. Ieri notte è crollato uno dei tunnel usati dai contrabbandieri uccidendo quattro persone. Hamas punta il dito contro il governo del Cairo: accusa la polizia egiziana che avrebbe tirato gas dentro la galleria artigianale per bloccare i contrabbandieri. Il Cairo risponde che sono stati i contrabbandieri stessi ad aver fatto eplodere incidentalmente bombole di gas butano. Questi tunnel, pericolosissimi per chi li scava e li attraversa, secondo i palestinesi sono l’unica fonte di sopravvivenza per Gaza. Gli israeliani non fanno a meno di notare, però, che a Gaza mancherà anche il cibo, ma i razzi da lanciare contro i kibbutz e le città di frontiera sono sempre nuovi e numerosi.
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