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martedì 28 giugno 2011

Arriva la stangata sull’acqua aumenti del 10% in quattro anni dalla "Repubblica"

Arriva la stangata sull’acqua
aumenti del 10% in quattro anni

Approvato il bilancio della società della Regione che sarà ripubblicizzata. Conti a posto per Aqp, che però non rinuncia ad aumentare le tariffe: cresceranno del 10 per cento fino al 2014

di LELLO PARISE AQP non darà più da mangiare, ma i pugliesi continueranno a pagare cara l'acqua da bere. Fino al 2014 la tariffa crescerà di dieci punti percentuali; nel 2015 sarà ritoccata, verso l'alto, di un altro paio di punti e l'oro blu avrà il valore di 1 euro 61 centesimi al metro cubo; dovranno passare altri tre anni perché, nel 2018, il prezzo scenderà di 1 centesimo, a 1 euro e 60. Nel quartier generale di Aqp spiegano: da queste parti, "la tariffa reale media del servizio idrico integrato si trova al quarantaquattresimo posto in Italia sugli ottantotto Ato considerati". Aumenti "contenuti", dunque.

Se l'icona della corruzione è uno spiacevole ricordo, comunque "dobbiamo fare i conti con la realtà", taglia corto il governatore Nichi Vendola: "Per questo non abbasseremo le tariffe". Eppure il referendum cancella i "profitti garantiti" pari al 7 per cento, destinato a "remunerare il capitale investito" sia dagli operatori privati, sia da quelli pubblici. C'era da aspettarsi almeno lo sconto proprio di quel 7 per cento nella regione che ripubblicizza la spa  -  ancorché, come mugugnano i referendari, non eroga gratuitamente il minimo vitale (50 litri a testa)  -  e acquisisce il 100 per cento delle azioni di Via Cognetti una volta saldato il debito con la Basilicata, a cui va un assegno di 12 milioni 200mila euro per la cessione del 13 per cento. Invece, no. Vendola avverte: "Evitiamo di precipitare nei burroni della demagogia". Discorso chiuso.

I ricavi di Aqp grazie alle bollette, nel 2010 ammontano a 428 milioni. Come stanno le cose, nelle casse della società entreranno altri 59 milioni: 14 nel 2011 (442 milioni), 17 nel 2012 (459), 15 nel 2013 (474) e 13 nel 2014 (487 milioni). Non per questo, tuttavia, impazziranno i costi, che si aggireranno stabilmente intorno ai 300 milioni. Negli ultimi due anni, la politica della cinghia stretta evita sprechi per 19 milioni. In questi quattro anni dovrebbe, piuttosto, salire alle stelle il volume degli investimenti: 674 milioni. Ma raddoppierà l'indebitamento: da 219 a 402 milioni.

L'amministratore unico di Aqp Ivo Monteforte, insieme con il dg Massimiliano Bianco, allinea numeri e previsioni all'assemblea dei soci: di fronte a Vendola e all'assessore ai Lavori pubblici Fabiano Amati. Via libera al bilancio e al piano industriale. Alla fine Nichita il Rosso parla di "risultato straordinario".

Il fatturato del gruppo  -  Aqp e le controllate Potabilizzazione, Pura depurazione e Aseco (materializza fertilizzanti eco-compatibili)  -  è di 429 milioni (più 10 per cento rispetto al 2009). Triplica l'utile netto: da 12 a 37 milioni. Raggiunge quota 132 milioni il Mol (margine operativo lordo), quello che resta dei ricavi dopo le spese sostenute per mandare avanti la baracca più grande d'Europa con duemila dipendenti, ventunomila chilometri di condotte, cinque dighe, quattro impianti di potabilizzazione e centottantaquattro depuratori.

Dice Monteforte: "Il bilancio 2010 rispecchia le efficienze conseguite ed è alla base della promozione da parte di Standard & Poor's, che ci eleva al rango di investment grade". Bianco, il direttore generale, non ha dubbi: "Siamo fiduciosi per il futuro. Proseguiremo nel risanamento". A cominciare da quello delle perdite, che secondo i dati di Aqp si attesterebbero al 35 per cento (34,8, esattamente): saranno impiegati qualcosa come 115 milioni di euro per riparare reti, cambiare tubi, potenziare il telecontrollo, sostituire ulteriori 250mila contatori. Anche i morosi non avranno tregua: la prima cosa da fare sarà quella di "affidare a Equitalia il recupero dei crediti"; linea dura contro i "comportamenti opportunistici dei singoli", saranno evitati, ad esempio, "nuovi rapporti commerciali con clienti ad esposizione rilevante" nei confronti delle banche; politica della carota con amministrazioni comunali e Iacp, saranno "sensibilizzati i proprietari di immobili pubblici" perché decidano di realizzare "almeno un allaccio per ogni palazzina".

Sullo sfondo una massa, imponente, di quattrini da tirare fuori dalla tasca: 674 milioni nel prossimo quadriennio soprattutto per "incrementare la dotazione idrica pro capite" (186 milioni) e "mantenere le opere gestite", nel migliore dei modi (175 milioni). Ecco perché sarà inevitabile indebitarsi: 251 milioni quest'anno, 354 l'anno successivo, 383 nel 2013 e 402 milioni di euro nel 2014.

Cifre che mettono i brividi, ma Vendola non ha paura: "Aqp torna ad essere un fiore all'occhiello per i pugliesi e per i meridionali". E' lo stesso Aqp che con le sue riserve, come sottolinea Amati, consente all'amministrazione regionale di "liquidare" i lucani e di restituire al trasporto pubblico locale quei 12 milioni 200mila euro accantonati perché la totalità del pacchetto azionario fosse nelle mani della Puglia. Per il titolare dei Lavori pubblici, si tratta di "un fatto storico e davvero emozionante a distanza di centonove anni dal primo compleanno di Aqp, festeggiato con una sofisticata operazione di ingegneria finanziaria".http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/06/27/news/arriva_la_stangata_sullacqua-18314895/

2 commenti:

  1. Tutto questo per ringraziare gli ingenui (per non dire altro...) di quei cattolici che sono andati a votare al referendum.

    Piero

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    1. Sono d'accordo Piero, infatti io non credo che si potesse essere più stupidi!

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