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sabato 5 marzo 2011

Oscurati i gruppi Facebook contro Yara Gambirasio creati da cyberbulli atei

In Ultimissima 28/2/11http://www.uccronline.it/2011/02/28/facebook-atei-anticlericali-e-uaarini-deridono-sarah-scazzi-e-yara-gambirasio/ facevamo notare come diversi gruppi che deridevano con macabro sadismo la morte di Yara Gambirasio (e ironizzavano sui suoi genitori), postassero contemporaneamente insulti anche verso il Santo Padre e i cristiani. Osservavamo che gli stessi che si sbellicavano dalle risate intitolando e animando gruppi come «Yara e Sara due bimbe minchia in meno» o «Dammi tre parole: Gambirasio senza prole», erano gli stessi che, tra una bestemmia e l’altra, usavano lo stesso tipo di “humor” contro esponenti della chiesa e del mondo cattolico, dicendosi contemporaneamente “fan” dell’UAAR, MicroMega e di tutta una serie di personaggi del panorama ateistico nazionale. Comportamenti presenti esclusivamente sul web, luogo in cui l’illusorio anonimato permette l’abbandono di ogni freno inibitore e scatena la perversione e la frustrazione accumulatasi nel cervello di questi soggetti. Illusorio anonimato perché di fatto -leggiamo su Il Corriere della Serahttp://www.corriere.it/cronache/11_marzo_01/yara-chiusi-gruppi-facebook-offensivi_029a2b90-4404-11e0-b1c1-dd3fc08b55ae.shtml- tutti i gruppi sono stati chiusi e la polizia postale ha chiesto anche di potere risalire agli amministratori. Il quotidiano cita anche il gruppo (che al momento di scrivere è stato definitivamente oscurato) «Sarah Scazzi contro Yara Gambirasio (Schieramento Sarah Scazzi)». Il giornalista riporta le parole di uno degli amministratori (un certo Pà Pasalaqua), il quale deve evidentemente aver letto l’articolo che l’UCCR ha scritto in proposito. Tant’è che scrive: «Ci definiscono cyberbulli atei. Lol [cioè, risata...]». Condividiamo l’ironia dell’articolista de Il Corriere, il quale risponde: «Che ci sarà da ridere, però, non si capisce». Qualcuno è arrivato perfino a difendere questi personaggi (lo leggiamo dai commenti che il nostro articolo ha ricevuto) riducendo questo comportamento a semplice “Humor Nero”. Come se classificare questo tipo di ironia ne giustificasse l’uso e rendesse l’insulto meno offensivo verso le persone coinvolte in queste tragedie. Altri invece sostengono che sbeffeggiare la vicenda di Yara o di Sarah Scazzi sarebbe educativo verso i giornalisti e i bigotti che creano il caso mediatico e fanno finta di dispiacersi.
Continuiamo a ritenere che una visione cristiana della vita e della morte, partendo dalla misteriosità dell’essere e dalla universale fratellanza degli uomini -figli di un unico Padre- aiuterebbe sicuramente ad attenuare perversioni del genere. Le numerose eccezioni presenti nella società dimostrano soltanto l’esistenza di persone non credenti che -consapevolmente o meno- possiedono uno sguardo sicuramente molto più cristiano verso l’uomo, di tanti sedicenti cattolici “adulti”.

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