E' tutt'ora al centro di numerose polemiche per quanto riguarda i cosiddetti "silenzi" sulla tragedia della Shoah, sulle sue presunte tendenze antisemitiche e sui suoi fantomatici rapporti col Nazismo.
Smentirò questi tre punti, anche se basterebbe leggersi gli "Actes et documents du Sainte Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale"http://en.wikipedia.org/wiki/Actes_et_documents_du_Saint_Si%C3%A8ge_relatifs_%C3%A0_la_Seconde_Guerre_Mondiale, distribuiti in 12 volumi frutto di una ricerca nell'Archivio Segreto Vaticano durata 17 anni, voluta da Paolo VI e condotta dall'equipe di quattro storici gesuiti Pierre Blet, Robert Grahamhttp://en.wikipedia.org/wiki/Robert_A._Graham, Angelo Martini e Burkhart Schneider, nella quale si ristabilisce, con la prova dei documenti ufficiali, la verità sul pontificato di Pio XII durante la seconda guerra mondiale.
- Pio XII fu prudente pubblicamente per non provocare effetti peggiori e salvaguardare l'operato della resistenza cattolica anti-nazista.
"Ogni parola da Noi pronunciata doveva essere attentamente vagliata, per non provocare - pur senza volerlo - mali peggiori agli stessi perseguitati".
(Tornielli, Pio XII, una firma contro le leggende nere, Tracce)
Ho scelto una tra le tante tesimonianze schiaccianti, la quale dimostra come fu proprio la resistenza cattolica tedesca a chiedere a Pio XII di non intervenire pubblicamente in modo diretto.
Lo racconta uno dei rappresentati della resistenza, l'avvocato bavarese Franz Josef Müller (1898-1979), esponente del cattolicesimo politico tedesco durante la Repubblica di Weimar e dopo la seconda guerra mondiale, membro del movimento di resistenza cattolica denominato La rosa biancahttp://dallaragioneallafede.blogspot.com/2010/02/i-cattolici-e-la-resistenza-nazista.html.
Müller era una pedina molto importante poiché faceva parte dei servizi segreti tedeschi, l'Abwehrhttp://it.wikipedia.org/wiki/Abwehr sotto la guida dell'ammiraglio Canaris, che divenne uno dei centri occulti dell'opposizione anti-hitleriana. Sono noti i suoi numerosi contatti con il Vaticano tra il 1939 e il 1940: veniva inviato a Roma con delle scuse, e in realtà incontrava dei prelati (alcuni tedeschi) collegati direttamente a Pio XII.
In questo bellissimo articolohttp://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=7362 potete trovare tutta la documentazione dei fitti rapporti fra la resistenza cattolica anti-nazista e il Vaticano.
Fu Muller ad informare il Pontefice dei progetti e dei piani dell'opposizione tedesca anti-hitleriana, con l'obiettivo di costituire una Germania democratica. Chiese anche che il Papa facesse da garante con il governo inglese, ruolo che Pio XII, con notevolissimi rischi, accettò di svolgere per mezzo dell'ambasciatore inglese presso la Santa Sede, D'Arcy Osborne.
Fu un "fatto assolutamente sbalorditivo nella storia del papato", come ha scritto Renato Morohttp://www.uniroma3.it/page.php?page=prorettoremoro, Prorettore dell'Università degli Studi Roma 3 ed esperto di Storia contemporanea (gli avvicendamenti bellici e l'arresto nel 1943 di Muller fecero naufragare il progetto)
Il 2 giugno 1945, un mese dopo la liberazione degli americani, Müller si recò in Vaticano. Pio XII affrontò per la prima volta in pubblico il problema dei rapporti fra la Chiesa e il nazismo, nonostante le critiche alla sua politica non andassero oltre qualche mormorio diplomatico e, invece, era generalmente riconosciuto e lodato il ruolo umanitario svolto dal Vaticano durante la guerra:
Parte del discorso dice: "Voi vedete ciò che lascia dietro di sé una concezione e un'attività dello Stato, che non tiene in nessun conto i sentimenti più sacri dell'umanità, che calpesta gli inviolabili principi della fede cristiana. Il mondo intero, stupito, contempla oggi la rovina che ne è derivata"
(Se la storiografia ignora le testimonianze, L'osservatore Romano 6/02/10)http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/cultura/2010/030q04a1.html
Ecco il documento schiacciante:
Alle critiche diffuse verso il "silenzio" pubblico del Papa durante il regime nazista, Müller rispose a lungo, rievocando le precise richieste che proprio la resistenza tedesca di orientamento aristocratico-militare (che fu poi quella che avrebbe organizzato l'attentato del 20 luglio 1944) aveva fatto ripetutamente al Pontefice:
"Il dottor Müller - scriveva Tittmann -ha detto che durante la guerra la sua organizzazione anti nazista in Germania aveva sempre molto insistito che il Papa si trattenesse dal fare qualsiasi dichiarazione pubblica specificamente diretta come condanna contro i nazisti, e aveva raccomandato che le osservazioni del Papa si mantenessero entro i limiti delle sole considerazioni generali. Il dottor Müller ha detto di essere stato obbligato a dare questo consiglio, poiché se il Papa fosse stato specifico, i tedeschi lo avrebbero accusato di cedere alle pressioni di potenze straniere e ciò avrebbe reso ancor più sospetti di quanto non fossero i cattolici tedeschi e avrebbe grandemente ristretto la loro libertà d'azione nella loro opera di resistenza al nazismo. Il dottor Müller ha detto che la politica della resistenza cattolica in Germania era che il Papa dovesse tenersi in disparte, mentre la gerarchia tedesca portava avanti la lotta contro il nazismo all'interno della Germania, senza che influenze esterne si manifestassero. Il dottor Müller ha detto che il Papa ha seguito questo consiglio per tutta la durata della guerra. Egli immagina che il Papa abbia deciso di scendere ora in campo aperto contro i nazisti poiché le implicazioni delle sue denunce sono attualmente assai importanti e sembrano al Papa soverchiare altre considerazioni".
(Questo eccezionale documento (n.242) è pubblicato anche nella raccolta 1939-1952 curata da Ennio Di Nolfohttp://www.polistampa.com/asp/sa.asp?id=549, professore emerito di Storia delle Relazioni Internazionali, del 1978 e dedicata a Vaticano e Stati Uniti)
- Pio XII non era antisemita ma organizzò addirittura una rete clandestina in aiuto agli ebrei.
Essa dimostra come sull'antisemitismo di Pio XII sia stata costruita una vera e propria leggenda nera.
Ne parla don Giancarlo Centioni, che dal 1940 al 1945 ha lavorato come cappellano militare nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale a Roma e che fece parte di una rete clandestina creata da Pio XII in persona per salvare gli ebrei dalle persecuzioni naziste:
"Consegnavamo passaporti e soldi alle famiglie ebree perché potessero fuggire. Sia i documenti che i soldi venivano direttamente dalla Segretaria di Stato di Sua Santità, per nome e conto di Pio XII.
(Don Centioni, Così salvavo gli ebrei con Pio XIIhttp://www.tracce.it/default.asp?id=344&id_n=13931&pagina=1, Tracce 14/1/10)
Come dimostra una ricerca di Grazia Loparcohttp://www.nostreradici.it/casereligiose-persecuzionenazista.htm, lo sforzo della Chiesa fu enorme: solo in Italia, in più di 100 città e in 102 paesi, 500 case religiose maschili e femminili hanno nascosto degli ebrei.
"Uno sforzo così non si spiega senza una tacita benedizione di Pio XII, anche perché molti ebrei sono stati nascosti in istituti di clausura e solo un ordine speciale del Papa poteva permettere di violarla".
(Don Centioni, Così salvavo gli ebrei con Pio XII, Tracce 14/1/10)
Grazie al suo ruolo, don Centioni, ha potuto salvare molte vite:
"I miei colleghi sacerdoti tedeschi mi hanno invitato a partecipare alla rete clandestina. Siccome ero cappellano fascista, mi era più facile aiutare gli ebrei".
(Don Centioni, Così salvavo gli ebrei con Pio XII, Tracce 14/1/10)
Padre Pierre Blet, storico gesuita che lavorò 17 anni negli Archivio segreto Vaticano, sostenne inoltre:
"Negli archivi trovammo una miniera di documenti, lettere di Pacelli ai vescovi tedeschi. Quella scoperta ci permise di conoscere l’azione diplomatica segreta di Pacelli nel salvataggio di molti ebrei, ma anche la sua prudenza per evitare le persecuzioni ai fedeli cattolici.
(Intervista a padre Belt, Avvenire, 12 Novembre 2009)
Ricordiamo poi, come documenta Pierre Blet, che "nei Paesi occupati indirettamente dai nazisti, come la Slovacchia e l’Ungheria, fu grazie all’intervento diretto del Papa che si riuscì a fermare la deportazione di molti ebrei. Pio XII interveniva solitamente dove la sua azione poteva dare dei frutti reali. Inoltre padre Leiber, l'ultimo segretario particolare di Pio XII, mi ha confermato che il Pontefice aveva utilizzato la sua fortuna personale proprio per soccorrere gli ebrei perseguitati dal nazismo".
(Intervista a padre Belthttp://www.avvenire.it/Cultura/Pio+XII+e+Hitler+lettere+fantasma_200911120816473030000.htm, Avvenire, 12 Novembre 2009)
- Non esistono carteggi tra il Pio XII e Adolf Hitler.
Padre Blet risponde:"Se non abbiamo pubblicato la corrispondenza tra Pio XII e Hitler è perché essa non esiste. Inoltre se quella corrispondenza fosse esistita, le lettere del Papa sarebbero conservate negli archivi tedeschi e ve ne sarebbe traccia in quelli del Ministero degli Esteri del Reich e viceversa le lettere di Hitler sarebbero finite in Vaticano".
(Intervista a padre Belt, Avvenire, 12 Novembre 2009)
Conclusione
Ho dimostrato con alcune preziose testimonianze e documentazioni il perché dei "silenzi" di Pio XII rispetto al regime nazista, il suo aiuto concreto agli ebrei e l'inesistenza del carteggio con Hitler. L'odio ateo-anticattolico vuole sostenere che Pio XII in realtà appoggiasse ardentemente il potere di Hitler e lo sterminio di migliaia di uomini, ebrei e anche religiosi cattolici?
A loro l'onere della prova.
Concludo con una frase dell'ex rabbino capo di Roma, Eugenio Zollihttp://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Zolli, che si convertì al cattolicesimo nel 1945. La sua conversione è una delle prove schiaccianti di come gli stessi ebrei fossero riconoscenti e stimassero Pio XII e la Chiesa Cattolica.
"Ciò che il Vaticano ha fatto resterà indelebilmente ed eternamente scolpito nei nostri cuori... hanno fatto cose che resteranno per sempre un titolo di onore per il cattolicesimo"
(Zolli, Prima dell'alba, autobiografia autorizzatahttp://www.libreriadelsanto.it/libri/9788821550621/prima-dellalba-autobiografia-autorizzata.html, San Paolo 2004, EAN)
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