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giovedì 3 giugno 2010

Giulietto Chiesa a Le Storie (Raitre, 31/1/2008), seconda parte

(Napoleone)

2008/02/02    Permalink       59 commenti      Commenta via mail (perché?) 

Giulietto Chiesa a Le Storie (Raitre, 31/1/2008), seconda parte

di ZeusBlue e Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Pubblichiamo qui la seconda parte della trascrizione della puntata del programma Le Storie andato in onda su Raitre il 31 gennaio 2008 e condotto da Corrado Augias. La prima parte è pubblicata qui.

Non si intende violare alcun diritto d'autore: la trascrizione è pubblicata per sopperire alla mancanza di un servizio equivalente fornito dall'emittente ed è messa a disposizione dell'emittente stessa qualora desiderasse pubblicarla.

La puntata di Le Storie può essere vista presso il sito di Raitre qui.

E' un problema di logica


CHIESA: Il problema è di capire la logica. Allora, la logica...

AUGIAS: Allora, la logica?

CHIESA: ...tra l'altro tutto questo discorso qua, che un po', mi dà un po' fastidio, perché io vorrei discutere di cose. Qui c'è un gruppo di persone che si è impegnato semplicemente a dire che quello che hanno detto le autorità ufficiali degli Stati Uniti è vero. Allora, la mia professione – e la sua – è quella di, invece, porci delle domande. Allora, io faccio il giornalista; siccome sono anni che mi occupo di questo, insieme a migliaia di altre persone, e siccome in quel libro lì, nell'appendice ci sono, c'è un'appendice dove ci sono 65 membri del governo degli Stati Uniti d'America, dell'esercito degli Stati Uniti d'America, dei servizi segreti degli Stati Uniti d'America che dicono che la versione ufficiale non sta in piedi. Ora, il fatto che ci sia qualcheduno qua in Italia che scriva un libro per dire che io non ho argomenti mi fa semplicemente ridere.

AUGIAS: Ridere...?

CHIESA: Vadano a prendersela con i 65...

AUGIAS: E Dio sa... E D... E Dio sa...

La frase di Chiesa, intesa forse come momento di vanto per la vastità del consenso, rivela invece l'esiguità del movimento complottista. Di tutte le centinaia di migliaia di membri del governo, dell'esercito e dei servizi segreti USA passati e presenti, soltanto 65 (o duecento, come asserirà poi Chiesa) sostengono che la versione ufficiale non sta in piedi? Tutto qui il grande movimento?

Ma andiamo a controllare a campione cosa dicono alcuni di questi sessantacinque valorosi. Prendiamo l'appendice di Zero indicata da Giulietto Chiesa. La prima sorpresa è che l'appendice, nella sezione "Ufficiali di grado superiore dell'esercito, agenti dei servizi segreti, delle forze dell'ordine e funzionari governativi" contiene solo 59 nomi. Non 65. Quanto possiamo fidarci di chi sbaglia anche i dati più elementari, e lo fa sempre a proprio favore?

Non solo. Nella realtà la base di consenso vantata da Chiesa si erode ancora di più. Leggendo il libro Zero emerge che per arrivare alla grande cifra di cinquantanove sostenitori blasonati non è bastato pescare negli Stati Uniti, ma è stato necessario ricorrere anche agli ufficiali in congedo, compresi quelli che credono agli UFO e ai contatti con l'aldilà via computer (Albert Stubblebine, Barbara Honegger), e rivolgersi abbondantemente all'estero.

Ricordiamo che Chiesa ha dichiarato: "65 membri del governo degli Stati Uniti d'America, dell'esercito degli Stati Uniti d'America, dei servizi segreti degli Stati Uniti d'America". Ma il suo stesso libro ci dice che questo è un dato falso. Alcuni esempi, tratti dall'appendice di Zero citata da Chiesa:
  1. William Bergman, come "ex economista e analista alla Federal Reserve Bank", può essere considerato "funzionario governativo" soltanto se in questa categoria s'include chiunque lavori in un posto pubblico, compresi gli addetti alle pulizie.
  2. David Griscom è un fisico ricercatore, non un funzionario governativo o militare, e ammette in Zero di non avere le competenze tecniche necessarie per parlare dei crolli del WTC, che gli paiono sospetti ("Imploro i miei colleghi fisici e ingegneri che abbiano il tempo, le competenze...").
  3. Jack Keller è un professore di ingegneria civile dello Utah. Non lavora per il governo, i militari o i servizi segreti USA.
  4. Heikki Kurttla è un ingegnere che lavora per le autorità finlandesi.
  5. Jörg Schneider è un ingegnere strutturista svizzero, che basa i suoi sospetti, per sua ammissione, su una conoscenza estremamente limitata degli eventi (si veda l'intervista di Undicisettembre).
  6. Mirza Aslam Beg è "generale, ex capo di stato maggiore dell'esercito pachistano".
  7. Mohamed Hassanein Heikal è "ex ministro degli esteri egiziano".
  8. Leonid Ivasov è "ex capo di stato maggiore delle forze armate russe".
  9. Horst Emke è un "ex ministro" del governo tedesco.
  10. Tony Benn è un "ex membro del parlamento inglese".
  11. Michael Meacher è un "ex sottosegretario" del governo inglese.
  12. Paul Hellyer è un "ex ministro" del governo canadese.
  13. Paul Lannoye è un membro del parlamento europeo.
Per arrivare a 59 sostenitori, insomma, il movimento complottista ha dovuto estendere la propria ricerca a tutti i governi del pianeta e includere anche moltissimi ex membri di eserciti e governi.

Non solo: molti di loro sono politici, o ex politici, il cui ramo di competenza non ha nulla a che fare con le materie tecniche coinvolte nella dinamica degli attentati. Il fatto di coprire, o di aver ricoperto, una carica pubblica non rende automaticamente esperti.

Un esempio per tutti: chiedereste a Ilona Staller, in arte Cicciolina (foto qui accanto), ex membro del Parlamento italiano nel 1987, una consulenza d'ingegneria strutturale o un parere sull'aerodinamica del volo a bassa quota?

Non entriamo neanche nel merito di quello che dicono questi "testimoni" residui, se non per dire che si tratta sempre di dubbi vaghi o dicerie basate sulla non conoscenza dei fatti tecnici.

Ciò che conta è il metodo complottista: il fatto grave e indiscutibile che Giulietto Chiesa ha dichiarato pubblicamente dati fasulli pur di gonfiare una base di consenso già asfittica in partenza.

I dubbi di Tenet e von Bülow


CHIESA: ...membri del governo degli Stati Uniti che non credono nella versione ufficiale della commissione ufficiale degli Stati Uniti. Sono più di 200! Noi ce ne abbiamo messi 65. Tra questi, che dubitano seriamente, c'è il capo della CIA, allora, George Tenet...

AUGIAS: Tenet...

CHIESA: ...che dice che solo un ingenuo può credere a quella versione. Nel libro mio c'è la testimonianza e l'analisi di un ex ministro tedesco, che è Andreas von Bülow, responsabile della commissione per i servizi segreti, che dice che solo un ingenuo può pensare che la versione ufficiale sia vera.

AUGIAS: E sono due.

CHIESA: Allora, se andiamo a discutere sui centimetri non ne veniamo fuori. Io dico semplicemente...

AUGIAS: Aspetti...

CHIESA: ...che la versione non regge.

AUGIAS: Va bene.

Nonostante approfondite ricerche, non siamo riusciti a trovare alcuna dichiarazione pubblica dell'ex direttore della CIA, George Tenet, che possano anche soltanto assomigliare a quella attribuitagli da Giulietto Chiesa. Ne troviamo invece molte altre di Tenet che puntano in direzione opposta: per esempio, la sua dettagliata testimonianza dell'evoluzione del pericolo terroristico costituito da Osama bin Laden, resa proprio di fronte alla Commissione 11/9, quella che Chiesa chiama "commissione ufficiale".

Perché mai una persona come Tenet dovrebbe ricostruire minuziosamente le vicende di bin Laden di fronte alla Commissione 11/9 e poi dire che "dubita seriamente" o che "solo un ingenuo può credere a quella versione"?

Considerati gli errori nel citare dati e cifre fatti da Chiesa nel resto della trasmissione, ci siamo permessi di chiedere a Chiesa stesso, all'indirizzo di e-mail pubblicato nel suo sito, di fornire le fonti di questa dichiarazione da lui attribuita a Tenet. Fino a facile prova contraria, visti i precedenti errori di Chiesa e le dichiarazioni ben diverse fatte da Tenet, sembra lecito dubitare dell'acuità della memoria dell'europarlamentare.

Per quanto riguarda von Bülow, che è un sostenitore delle teorie cospirazioniste, la dichiarazione attribuitagli da Chiesa è molto meno implausibile. Tuttavia, a quanto ci risulta, nessuna affermazione compatibile con quella descritta da Chiesa compare nel libro Zero. Sembra quindi che anche qui Giulietto Chiesa sia caduto in errore, ma per correttezza abbiamo chiesto chiarimenti all'interessato il 3/2/2008.

"Voglio un'altra indagine", anche "internazionale"


CHIESA: Voglio un'altra indagine. E se gli americani non ce la danno, chiedo un'indagine internazionale.

AUGIAS: Oh.

CHIESA: Questo è quello che chiedo.

AUGIAS: Sì. Sa, l'indagine internazionale lascia il tempo che trova perché le... i documenti...

CHIESA: Non è vero, non è vero...

AUGIAS: I documenti...

CHIESA: Per il Vietnam, la Commissione Russell...

AUGIAS: Giulietto Chiesa, lei è stato...

CHIESA: ...la Commissione Russell fu molto importante.

AUGIAS: E' stato a lungo in Unione Sovietica, vero? Ha fatto il corrispondente da Mosca, eh?

CHIESA: Vent'anni.

AUGIAS: Capisco da questa sua tenacia come mai è riuscito così bene in una sede così difficile...

CHIESA: Vede?

AUGIAS: ...a fare quel mestiere. Sì.

CHIESA: Conosco come funzionano i servizi segreti.

AUGIAS: Sì, appunto.

CHIESA: E il mio è stato una delle prime cose che ho cercato di imparare.

AUGIAS: Stia a sentire. Eh... [gli viene comunicato qualcosa fuori audio] che abbiamo... devo... Dovevo di nuovo ascoltare... Eh? No.

VOCE DA STUDIO [forse Carolina]: Dopo.


I cospiratori? Ne bastano soltanto "alcune centinaia"


AUGIAS: Carolina, posso andare avanti? Sì. Il... Lei dice: andiamo al punto. Il punto politico, l'interesse vero di aver organizzato questa messa in scena clamorosa della quale sarebbero stati, eh... eh... sicuramente a conoscenza alcune centinaia o forse migliaia di persone, nessuna delle quali...

CHIESA: Bastano alcune centinaia.

Facciamo due conti spannometrici su quest'affermazione. Per le ipotesi fatte da Chiesa, sarebbero necessari:
  • una squadra di abilissimi guastatori capaci di minare di nascosto, piano per piano, le Torri Gemelle e l'Edificio 7 del World Trade Center (totale 267 piani);
  • una squadra capace di far scomparire dalle macerie delle Torri Gemelle e dell'Edificio 7 ogni traccia di detonatori, cavi elettrici d'innesco, radiocomandi, involucri di contenimento, eccetera;
  • una squadra in grado di far scomparire ogni minimo resto di un aereo di linea, il Volo 77, caduto altrove (come teorizzato da Chiesa nella prima parte della trasmissione);
  • un reparto e un luogo, con relativo personale di supporto, dove esercitarsi per queste missioni ad altissimo rischio di smascheramento;
  • un team di assassini spietati per eliminare i passeggeri del Volo 77;
  • dei medici legali pronti a falsificare il riconoscimento dei resti delle vittime al Pentagono;
  • degli esperti in grado di falsificare i dati delle "scatole nere" del Volo 77;
  • degli altri esperti capaci di falsificare, senza che nessuno se ne accorga, i tracciati delle varie stazioni radar che seguirono il Volo 77;
  • un'equipe che dissemini di rottami d'aereo il prato del Pentagono, senza che nessuno dei passanti noti movimenti sospetti;
  • qualcuno in grado di collocare all'interno del Pentagono le due "scatole nere" del Volo 77;
  • un gruppo capace di zittire perfettamente tutti i testimoni che videro qualcos'altro colpire il Pentagono;
  • un gruppo capace di trovare e reclutare circa 100 persone, molte delle quali giornalisti, per convincerle a testimoniare di aver visto un aereo di linea colpire il Pentagono;
  • un gruppo che elimini o zittisca le persone che si rifiutano di farsi convincere;
  • circa 100 persone disposte a testimoniare il falso sugli eventi al Pentagono;
  • un gruppo capace di falsificare le comunicazioni fra i controllori di volo e gli aerei prima e durante i dirottamenti;
  • un gruppo capace di falsificare in tempo reale le telefonate fatte da bordo degli aerei;
  • qualcuno che falsifichi le identità dei terroristi ai quali attribuire gli attentati;
  • una troupe cinematografica che recluti un pessimo sosia di Osama bin Laden e dei suoi collaboratori per girare dei video di rivendicazione poco convincenti;
  • un team all'altezza di pianificare, finanziare, amministrare e coordinare tutto questo.

Il tutto, giocoforza, scegliendo soltanto fra persone espertissime e al tempo stesso talmente fidate e leali da poter affidare loro l'incarico di ammazzare migliaia dei propri concittadini civili inermi.

Di preciso come si farebbe a reclutare "alcune centinaia" di esperti di questo calibro per una missione che comporta chiaramente una strage di civili? "Salve, lei che è abilissimo guastatore dell'Esercito USA, dovrebbe piazzare una serie di bombe nel World Trade Center. Senza fare domande. Come dice? Non se la sente? OK, ragazzi, qui ce n'è un altro da andare a zittire per sempre...". Siamo seri.

Augias: soltanto deduzioni, ma nessuna prova


AUGIAS: ...a sette anni di distanza ha mai aperto bocca?

CHIESA: Noi abbiamo pieno di gente [sic] che ha invece aperto bocca.

AUGIAS: No, gente che... No, scusi, Chiesa. Pieno di gente che dubita sulla base di deduzioni logiche.

CHIESA: Beh, conosco questa...

AUGIAS: Non perché come... Scusi, o mi faccia finire una frase, sennò tra lei e Carolina qui mi alzo e me ne vado. Eh... ehm... non come l'aviere di eh Marsa... del centro di Marsala, quando ci fu la cosa di Ustica, che telefonò per dire: "Noi distruggemmo i nastri radar". Quella era una testimonianza: "Noi distruggemmo i nastri radar". Qui nessuno ha detto niente del ge... Tutti hanno detto: "Eh, è pazzesco pensare una cosa del genere. Molto più logico ehm... Quella fotografia fa pensare che..." Queste sono le deduzioni.

Augias ha colto con lodevole sintesi uno dei principali problemi del movimento complottista: l'assenza di una prova chiara, inconfutabile, assoluta; la mancanza di un testimone che dica "io ho partecipato all'organizzazione degli attentati. Abbiamo fatto così e cosà". Gli unici che dicono qualcosa di simile sono Osama bin Laden e Khalid Sheikh Mohammed, ma i complottisti dicono che le loro dichiarazioni sono state falsificate.

AUGIAS: Allora, torno al punto. Perché questo gigantesco complotto sarebbe stato organizzato? Trovo una frase che mi pare qui riassuma... in questo dei due libri ["9/11 La cospirazione impossibile"] riassuma bene: "L'attentato sarebbe stato orchestrato a tavolino per provocare il risentimento popolare e giustificare le guerre in Afghanistan e in Iraq motivate da altre ragioni." Questo è... condivide questo punto?

CHIESA: Non mi riguarda.

AUGIAS: Non la riguarda...

CHIESA: Non mi riguarda perché io non faccio – nel libro naturalmente faccio le mie ipotesi – ma siccome qui siamo stati... eh... sono stato invitato per discutere di che cosa è accaduto l'11 settembre, io non affronto questo problema, perché questo è un modo per entrare in una sfera dove tutto è opinabile: la mia opinione, la sua, quella di quell'altro... non, non importa.

A questo punto Chiesa formula finalmente un'accusa precisa a proposito dei mandanti della sua presunta cospirazione.

Io affermo – affermo – che il gruppo dei 19 dirottatori era composto in gran parte di agenti degli Stati Uniti d'America, per esempio. E lo abbiamo dimostrato nel libro: che smentiscano quello che abbiamo scoperto. Sei di questi dirottatori hanno combattuto in Bosnia; sei di questi dirottatori fanatici fondamentalisti hanno combattuto in Bosnia nella brigata... nella brigata islamica di Alija Izetbegovic. Noi li abbiamo scoperti attraverso il lavoro di Jürgen Elsässer.

Chiesa sostiene dunque che i dirottatori esistono ed erano (come dirà tra poco) al soldo della CIA. Ma nel video Zero e in alte apparizioni televisive ha dichiarato che nelle liste dei passeggeri mancano i nomi dei dirottatori. In questa stessa trasmissione ha detto che l'aereo al Pentagono non c'è. Ma allora, se l'aereo non c'è, a che servono i dirottatori fanatici fondamentalisti?

Ma veniamo al "lavoro di Jürgen Elsässer" citato nel libro Zero: si tratta di meri elementi indiziari, circostanze dubbie, vuoti documentali. Ironicamente, il fatto che due dei dirottatori, Nawaf al Hazmi e Khalidh al Mihdhar, fossero in Bosnia è documentato persino dal rapporto della Commissione 11/9 a pagina 155, come segnala lo stesso Elsässer. Nessuna novità neanche qui.

Quello che colpisce maggiormente è che il lavoro di Elsässer tanto lodato da Chiesa stabilisce con forza l'esistenza di due dirottatori che appartengono proprio al quel Volo 77 che secondo Chiesa "non esiste".

E' in questo contesto che Augias mette a segno una risposta del tutto spiazzante, che ben rivela la scarsa presa che hanno sul pubblico le elucubrazioni e le congetture dei complottisti:

AUGIAS: E beh... e che... E allora?

CHIESA: E allora? Significa che erano – eh, come dire, a salario dell'MPRI, Military Professional Research Incorporated; che l'MPRI, come è noto per chi ha studiato questo problema, era un'agenzia, diciamo così, di copertura della CIA, quindi non erano tan... tanto sconosciuti.

La sigla MPRI sta per Military Professional Resources (non Research) Incorporated. Errore in sé modesto, ma indice di una propensione alla papera da parte di Chiesa, che suggerisce la necessità di prendere cum grano salis le sue affermazioni di fatto. L'esistenza di quest'organizzazione non è certo un segreto: la MPRI ha persino un sito web promozionale.

Va notato, inoltre, che nel capitolo di Zero scritto da Elsässer non viene affatto documentato quanto detto da Chiesa: non vi è alcuna prova concreta che l'MPRI avesse a libro paga i dirottatori dell'11/9. Si dice solo che l'MPRI finanziava alcuni mujaheddin.

Il console che non è un console


CHIESA: Nel... nel film e nel libro, abbiamo dimostrato, per esempio, che almeno otto di questi dirottatori sono entrati negli Stati Uniti. Almeno otto di questi dirottatori sono entrati negli Stati Uniti con un visto rilasciato loro dal consolato americano di Jeddah. Abbiamo...

AUGIAS: Va bè, ma questo...

CHIESA: No, abbiamo... è molto importante.

AUGIAS: Ma non è... sì, ma... gua...

CHIESA: Corrado, è molto importante sapere come sono entrati negli Stati Uniti questi signori essendo tutti sospettati di terrorismo. E noi abbiamo il testimone. Tu dici che non ha parlato nessuno.

AUGIAS: Sì, ma vede...

CHIESA: Abbiamo il testimone: il console americano di Jeddah si dimise...

Chiesa incappa in un altro errore (guarda caso favorevole alla sua tesi): presenta come "console" il suo testimone, che in realtà era un responsabile della sezione visti, Michael Springman. E considerando che rimase al Consolato americano dal 1987 al 1989, non è corretto citarlo come testimone diretto per fatti avvenuti decenni dopo.

AUGIAS: Di Jeddah che ha detto che ha lasciato quel...

CHIESA: ...si dimise perché veniva costretto a dare dei visti a dei terroristi noti. Basta o non basta? Mi sembra importante. Mi sembra importante che il console americano a Jeddah ci dica che lui non voleva dare questi visti, perché sapeva che erano terroristi sospetti, altamente sospetti. Ma fu costretto dalla CIA a dargli i visti. Ma che stranezza. Con largo anticipo la CIA faceva entrare negli Stati Uniti dei terroristi già noti e già sotto controllo imponendo al console americano di Jeddah di dargli il visto.

Springman ha raccontato la vicenda in questa intervista, della CBC, risalente al 3 luglio 2002. La teoria che nell'ufficio avvenissero loschi traffici non è derivata da un'esperienza personale, ma gli venne confidato da una fonte anonima, che reputò attendibile. Talmente attendibile, che ha aspettato più di 13 anni per farsi avanti, affidando la sua confessione a un giornalista invece di rivolgersi subito agli organi competenti. Non è forse questa una "stranezza"?

AUGIAS: Sì... Chiesa... ammiro la sua...

CHIESA: Cosa volete di più?

AUGIAS: Lei poteva fare l'avvocato, no il giornalista. Anzi...

CHIESA: Io fa... beh però, come sappiamo, se non si sa un po' fare questo tipo di analisi, non si può fare neanche il giornalista.

AUGIAS: Sì. Sì, neanche il giornalista. Però ascolti. Siamo... giriamo sempre intorno allo stesso punto. Cioè lei mi sta portando delle... lei porta in questo libro – che comunque noi le abbiamo portate tutt'e due, perché sono due letture diciamo pure sconvolgenti, entrambe. Questa... [alza il libro di Chiesa, Zero. Perché la versione ufficiale sull'11/9 è un falso] Bisogna leggere prima questo, che dice quanto male, e poi bisogna leggere [alza 11/9 La cospirazione impossibile] quest'altro, che dice...

CHIESA: Che è la versione ufficiale, cioè la versione degli Stati Uniti d'America [ridacchia]...

AUGIAS: Che è la versione che, che smonta gran parte...

CHIESA: Certo, è molto facile lavorare sulla versione ufficiale. Sfortunatamente non sta in piedi, eh eh, è questo il problema.

In realtà 11/9: la cospirazione impossibile non lavora sulla versione ufficiale come asserisce Chiesa. Lavora sulle affermazioni complottiste e ne dimostra l'incoerenza e l'impossibilità tecnica, sulla base di conoscenze scientifiche e tecniche di pubblico dominio e sulla base delle indagini giornalistiche.

Bin Laden non è ricercato per i fatti dell'11 settembre


AUGIAS: Ora, le voglio far vedere un altro brano, che eh... tra l'altro non è sfavorevole a quello che lei dice, che riguarda bin Laden e la... il Federal Bureau of Investigation.

CHIESA: No, perché tutti sappiano: io sono coautore di questo brano, quindi sono... eh eh eh eh [ridacchia].

Una vanteria decisamente fuori luogo nella trattazione di una tragedia di queste proporzioni e che forse getta luce sulle reali motivazioni del complottismo: "i cospirazionisti si crogiolano nella loro condizione autoproclamata di Cassandre della società", osserva James Meigs di Popular Mechanics, bersaglio di una campagna diffamatoria dopo la pubblicazione di un libro che sbufala le principali affermazioni complottiste.

O se preferite un richiamo a un altro genere di cospirazionismo: "Come membro dell’avanguardia capace di cogliere il complotto prima che diventi pienamente ovvio a un pubblico per ora ancora assopito, il paranoico è un leader militante... Sorveglia costantemente le barricate della civiltà e vive costantemente a un punto di svolta". Lo scriveva lo storico Richard Hofstadter in un famoso saggio, The Paranoid Style in American Politics (“Lo stile paranoico nella politica americana”). Ma lo scriveva nel 1964, a proposito di tutt'altro. I processi mentali sembrano essere molto simili.

AUGIAS: Sì certo... ma l'ho detto, viene dalla sua parte.

Spezzone dal video Zero.

BUSH: Io voglio giustizia e mi ricordo di quei manifesti che circolavano nel vecchio West. "ricercato vivo o morto".

AHMED: Sul sito Web dell'FBI trovate Osama bin Laden: è citato tra i terroristi più ricercati dall'FBI. Potete notare che è ricercato per gli attacchi del 1998, ma non per l'11 settembre. Diversi giornalisti infatti hanno chiesto all'FBI: come mai non avete collegato bin Laden all'11 settembre? La risposta è stata: beh, perché non abbiamo nessuna prova.

Sulle ragioni meramente burocratiche per le quali l'FBI non è al momento autorizzata a emettere un avviso di ricerca si può leggere questo articolo dettagliato. Sta di fatto che Osama bin Laden è ricercato specificamente per l'11 settembre dal programma Rewards for Justice del governo statunitense. La versione in italiano dell'avviso di ricerca è qui.

Rientro in studio.

AUGIAS: Sì, questo lo dice anche... sa chi? Lo dice anche Ma... Moore, in quel... in quel suo film, Michael Moore, quel... regista americano. Anche lui dice che in realtà il collegamento con...

CHIESA: Fahrenheit 9/11.

AUGIAS: Fahrenheit 9/11 non c'è il collegamento di bin Laden. Però noi abbiamo un altro pezzo che va...

CHIESA: Ma noi siamo entrati in guerra per quello, non dimentichiamo questo dettaglio, eh? Perché, a ottobre del 2001, l'ambasciatore americano alla Nato chiese l'applicazione dell'auti... dell'articolo 5, dichiarando a tutto il mondo: "Noi abbiamo le prove che Osama Bin Laden è dietro l'11 settembre". Adesso scopriamo che non le hanno neanche sei anni dopo le prove.

AUGIAS: Senta...

CHIESA: Siamo entrati in guerra per questo, eh?

AUGIAS: Su questa... su questa cosa sono a sua... sono d'accordo con lei. Anzi, ag... aggravo la situazione ricordando che l'ambasciatore Colin Powell, alle Nazioni Unite, mostrò una bottiglietta di bicarbonato di sodio o qualunque cosa... forse cocaina, qualunque cosa fosse, dicendo: ecco qui il, l'antrace, non mi ricordo, eh... Ecco qui le armi segrete possedute da Saddam Hussein, in quel caso, quelle che stiamo cercando; ecco qui la prova. Che era poi venuto fuori – e il povero Colin Powell ha fatto la fine che ha fatto – che era un falso. Quindi, che gli Stati Uniti barino su questa cosa, uhm... possiamo anche essere d'ac... anzi, siamo d'accordo. Che però, da qui a ipotizzare quel gigantesco complotto, le dico la verità: non lo so.

Casi come quello citato da Augias, anzi, devono far riflettere: se il governo USA non è riuscito nell'impresa relativamente facile di "far trovare" delle armi segrete in Iraq, se il governo USA non è riuscito neppure a insabbiare lo scandalo Lewinski, come è pensabile che sia capace della colossale messinscena ultrasegreta attribuitagli dai complottisti?

Il video di Benazir Bhutto: bin Laden "assassinato"?


Eh... noi abbiamo un altro documento che la povera Benazir Bhutto, pochi giorni prima di... parlando di... morire, parlando con Al Jazira ha detto questo.

Viene mostrato uno spezzone dell'intervista.

SPEAKER: Il programma è un approfondimento di Al Jazira English, andato in onda il 2 novembre scorso. Il giornalista è Sir David Frost, colonna della BBC, famoso da oltre quarant'anni proprio per le sue interviste. Dopo circa 6 minuti, Frost chiede a Benazir Bhutto della lettera inviata al presidente Musharraf prima di ritornare in Pakistan. La Bhutto è appena scampata a un attentato ed elenca i suoi nemici; tra questi un ufficiale dei servizi segreti che avuto rapporti con Omar Sheikh, l'uomo – dice la Bhutto – che ha assassinato Osama bin Laden.

Rientro in studio.

AUGIAS: Ecco, Benazir Bhutto ha parlato, o ha saputo di prima mano, dell'assassinio di Osama bin Laden, che dunque sarebbe un fantasma che viene agitato quando fa comodo.

Purtroppo Augias non si sofferma a far notare che persino la BBC ha chiarito che si tratta di uno strafalcione della Bhutto: "The claim appeared so unexpected that it seemed she had simply mis-spoken", ossia "l'affermazione è parsa così inattesa che sembrava che avesse semplicemente commesso un errore nel parlare".

Video falsificati


CHIESA: Sì. Tra l'altro nel film noi mostriamo che alcune delle apparizioni di Osama Bin Laden sono state falsificate. Da chi? Indovina un po'? Chi è che falsifica, chi è che fa girare delle false immagini di Osama bin Laden? L'ultima i... apparizione di Osama bin Laden è palesemente falsificata, è dimostrabile e noi l'abbiamo dimostrato.

Qui emerge un'altra delle tante contraddizioni del complottismo. Se bin Laden, come dicono i complottisti, è una pedina della CIA, perché mai sarebbe necessario un sosia? Basterebbe ordinare a Osama di leggere le battute.

Non solo: è davvero plausibile che gli abilissimi cospiratori della CIA siano così imbecilli da trovare un sosia così poco somigliante?

La presunta falsificazione dei video è discussa e chiarita in questo articolo.

AUGIAS: Sa...

CHIESA: Basta mettere le immagini insieme e si vede che il naso non è quello, gli occhi non sono quelli, la barba non è quella, i capelli non sono quelli. Allora, la domanda è: chi è che agita il fantasma di Osama bin Laden? E questa storia io sono molto contento di averla gettata io in pasto al pubblico, perché un amico mi, mi segnala questa cosa che non avevo visto.

A questo punto Chiesa commette un altro errore sui dati di fatto.

CHIESA: Questa intervista risale esattamente al 7 di dicembre del 2007, notare.

AUGIAS: Questa intervista?

CHIESA: Questa intervista risale...

AUGIAS: Novembre, novembre.

CHIESA: Ah pardon, al 7 novembre.

AUGIAS: Sì, sì.

CHIESA: Esatto. Del 2007...

Volendo essere precisi, gli errori di Chiesa sono in realtà due, e uno lo commette anche Augias: l'intervista è del 2 di novembre, non del 7 (come si vede qui). Augias lo corregge, sbagliando, e Chiesa dà per buona la correzione errata. E' abbastanza chiaro che Giulietto Chiesa non ha le idee molto chiare sui dati di fatto di cui parla.

CHIESA: Poco prima che la signora...

AUGIAS: ...Benazir venisse...

CHIESA: Poco dopo il primo attentato e poco prima di essere uccisa.

AUGIAS: Va beh, va beh, insomma. Adesso però calma.

CHIESA: Però...

AUGIAS: Perché se ci mettiamo a ragionare così...

CHIESA: No, no. Io sto semplicemente...

AUGIAS: ...è tutto un complotto.

CHIESA: Io sto semplicemente dicendo che questa intervista è sbalorditiva...

AUGIAS: Sì, sì è (sbalorditiva).

CHIESA: ...perché lei dice che Omar Sheikh ha ucciso Osama bin Laden: lo dice apertamente. L'intervistatore, che è un giornalista molto esperto...

AUGIAS: Non... non...

CHIESA: ...non le dice nulla, non la interrompe; dopodiché cala il silenzio e per mesi non ne parla nessuno. Io l'ho scoperta, ho scritto l'articolo per La Stampa, La Stampa me l'ha pubblicato e improvvisamente è riuscita la polemica. Ma come mai per tre mesi di tempo, due mesi, tutti tacciono su una questione del genere?

Possiamo azzardare una spiegazione: perché gli altri giornalisti hanno capito che si trattava di un banale lapsus.

AUGIAS: Certo.

SIGNORA DEL PUBBLICO: Tiziano Terzaghi nel suo libro dice una grande verità: in tutte le guerre la prima a morire è la verità.


Troppi indizi e la tesi si indebolisce


AUGIAS: Ah, ecco. Questa è la sigla di questo programma. Grazie. Ehm... noi però dobbiamo stare... Sì, d'accordo. Noi dobbiamo stare... ehm... Lei ha portato cento... prove. Purtroppo succede alle volte che quando ci sono 100 prove e nessuna è "la prova", la tesi invece di rafforzarsi e si indebolisce. Questa è la cosa.

CHIESA: A me non pare. A me non pare.

AUGIAS: Ma tanto è vero, tanto è vero... Giulietto Chiesa noi... lei è vecchia volpe del giornalismo io, insomma... quasi, em... dal punto di vista professionale, per carità, no, non anagrafico, tanto è vero che questa vostra campagna, per così dire, ha raccolto... insomma cade un po' nel... nel silenzio.

Anche qui Augias tocca un aspetto critico del cospirazionismo. I sostenitori delle teorie alternative ritengono di avere un enorme consenso popolare, ma alla fin della fiera sono una manciata di persone. Si consideri, per esempio, che a Roma, al raduno nazionale, i complottisti si sono trovati in "quaranta-cinquanta... un mezzo flop", come dice un utente di Luogocomune.net. Lo “sciopero generale” annunciato dai siti pro-complotto per i primi di settembre negli USA non s’è visto. Jimmy Walter, uno dei padri (e finanziatori) del complottismo, si è ritirato perché non riesce a farsi ascoltare dalla gente.

Ma il cospirazionismo offre una giustificazione: è colpa dei giornalisti di tutto il mondo, che sono anch'essi complici consapevoli del complotto.

Parlare di complotto è un tabù


CHIESA: Eh, certo che cade nel silenzio: sono sei anni che stanno zitti tutti. E' una delle ragioni per cui io me ne preoccupo così tanto. Perché siccome l'evidenza è che gli interrogativi ci sono e sono enormi, la domanda che io pongo anche nel libro è: come mai l'intero sistema mediatico ha taciuto su questi punti interrogativi? Come mai la CNN, che è la più grande catena televisiva del mondo, ci rivela soltanto a sei anni di distanza quel documento centrale, che è inspiegabile, e dichiara e ammette che è inspiegabile? Come mai...


Si potrebbe anche aggiungere un altro "come mai". Come mai, se esiste questo tabù, Chiesa è stato a Matrix, al Maurizio Costanzo Show, è ora a Raitre, e La Stampa pubblica le sue teorie sulla Bhutto?

Oppure, come mai ad Augias evidentemente non è arrivato l'ordine di non parlare?

Occorre rendersi conto dell'enormità che afferma Chiesa. A suo dire, tutti i giornalisti del mondo sono servi della CIA e/o del governo USA. Un'accusa che forse meriterebbe l'attenzione dell'Ordine dei Giornalisti.

AUGIAS: L'aereo...

CHIESA: ...il silenzio mondiale su questo punto? Perché c'è un divieto di parlare di questo tema. Questo è un tema tabù e io invece voglio rompere questo tabù, perché da questo tabù, come ho scritto nel libro, dipende la nostra vita, dipende la pace, dipende la possibilità di sapere che cosa succede davvero nel mondo...

AUGIAS: Ascolti, ascolti.

CHIESA: Eccetera.


In pericolo di vita? Solo quando diventerà una grande campagna di massa


AUGIAS: Si è mai sentito in pericolo mentre conduce questa campagna con tanta determinazione?

CHIESA: Credo che comincerò a sentirmi in pericolo quando questa campagna diventerà una grande campagna di massa; per adesso ci stiamo provando. Allora diventerò [sic] in pericolo. Sì, lo so.

Chiesa, che afferma di conoscere bene i servizi segreti, è del parere che il loro modus operandi sia far fuori un giornalista dopo che ha denunciato uno scandalo invece di zittirlo prima che faccia danni. Sarà.

AUGIAS: Eh... dunque, due... due libri su questo tema scottantissimo, comunque la si voglia pensare: "Zero" [Perché la versione ufficiale sull'11/9 è un falso], a cura di Giulietto Chiesa, "11/9" [La cospirazione impossibile], tutt'e due editi da Piemme.

CHIESA: Loro sicuramente in pericolo non sono.

AUGIAS: Per ora Giulietto Chiesa non è in pericolo perché ha vari scudi. Av... Adesso non è il caso di dire quali sono... Arrivederci.

Non possiamo che concludere anche noi con la medesima considerazione fatta da Augias: la migliore prova del fatto che le teorie complottiste non stanno in piedi è che i complottisti sono in ottima salute e liberi di proclamare indisturbati le loro elucubrazioni. Si confronti questa situazione con quella di chi si avvicina davvero troppo alle verità scottanti.

Pronunciamo sommessamente il nome di Anna Stepanovna Politkovskaja, certi anche noi, come Corrado Augias, che Giulietto Chiesa non sia per nulla in pericolo.



Reazioni di Giulietto Chiesa


Ecco come Chiesa ha commentato la trasmissione in seguito alle lettere che gli sono pervenute (link).

Ho deciso di rispondere collettivamente perchè, leggendo queste lettere, e altre analoghe, mi sono reso conto che molte osservazioni degli spettatori del programma sono già delle risposte alle domande di altri.

Forse non tutti sanno che la trasmissione è stata preceduta da una vera e propria forma di pressione preventiva da parte di un gruppo organizzato di quelli che io chiamo ormai i kamikaze di George Bush. Telefonate, mail, furibonde hanno tempestato la redazione del programma chiedendo imperiosamente (e qualcuna quanto pare anche minacciosamente), che la trasmissione venisse modificata chiamando un contradditore delle tesi di "Zero".

E' ormai chiaro che esiste una squadra di kamikaze di Bush che cerca di ostacolare la discussione, o di impedirla. E' altrettanto chiaro che non riescono a realizzare il loro obiettivo. Per questo, chiunque li paghi o li organizzi, sta schiumando di rabbia. Bisognerà attendersi altre provocazioni. Certo anch'io ho avuto l'impressione che Augias abbia sofferto non poco il pressing. E questo lo ha spinto a fare una cosa che di regola non fa nella sua per altro lodevole trasmissione: si è messo a fare lui il contradditore della tesi dell'autore del volume che stava presentando, portando in campo assai più il volume "avversario".

Poco male. A me pare che la trasmissione sia stata comunque utile e, per questo, lo ringrazio.

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