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mercoledì 23 giugno 2010

Mercoledi 23 Giugno, 2010 Dimensioni testo: www.storialibera.it > epoca_medioevale > islam_e_cristianita > islam > Aggiungi ai preferiti Aggiungi Storia Libera ai preferiti Segnala questa pagina Segnala questa pagina Versione stampabile Versione stampabile Torna al documento integrale Stampa Fausto CARIOTI Il libro nero dell'islam tratto da: Libero, 11 agosto 2005.

"La lotta contro la sharia non è niente di meno che la lotta in difesa dei diritti universali dell'uomo, un concetto nato in Occidente e negato dall'islam". Benvenuti nel mondo delle verità scomode, politicamente scorrette.

Dove non si ha paura di scrivere che il profeta Maometto -la cui vita "fa dottrina" per ogni buon musulmano - era un conquistatore tagliateste. Dove non ci si sente cattivi a ricordare che l'islam non ha mai realizzato alcuna grande conquista scientifica o matematica, ma si è limitato a copiarla dai popoli conquistati.

Benvenuti nelle 250 pagine della "Politically incorrect guide to islam", prima e unica guida al mondo priva di ipocrisie multiculturaliste di Maometto e Bin Laden.

E' appena uscita oltre oceano, ma è inutile sperare in una traduzione italiana: gli interessati sono pregati di recarsi su www.amazon.com muniti di apposita carta di credito.

Da queste parti il salottino buono e progressista dell'editoria a fatica tollera Oriana Fallaci con i suoi milioni di copie, figuriamoci se dà spazio a un neoconservatore americano di nome Robert Spenser. E pazienza se il signore è uno dei "cervelli" del think tank conservatore Free Congress Foundation, islamista, autore di cinque libri, sette monografie e centinaia di articoli sulla jihad.


Il libro ha il pregio di smontare con cinismo, uno ad uno, tutti i miti politicamente corretti dietro ai quali l'Occidente si è nascosto per non vedere il male che cresce.

Mito numero uno: Maometto non era un Gesù in salsa araba, non predicò pace e tolleranza. Il profeta lottò in battaglia, conquistò, gettò i nemici a pezzi nelle fosse comuni, stabilì che i prigionieri potessero essere uccisi o fatti schiavi, condannò a morte per i secoli a venire coloro che avessero abbandonato la "vera religione". Quanto al Corano, contiene "oltre un centinaio di versetti" in cui esorta i fedeli a combattere i miscredenti (una sura da imparare a memoria: "Uccidete gli idolatri, ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati" 9:5). Laddove l'islam invoca la pace, ricorda Spenser, è la pace della sottomissione ad Allah per tutte le genti, e le citazioni dei teorici musulmani, anche contemporanei, sono lì a ricordarcelo.

Mito numero due: ebrei e cristiani hanno vissuto bene sotto la dominazione ottomana. E' quello che sostiene pure l'Organizzazione delle nazioni unite nei suoi seminari, ma è anch'essa una menzogna. Quando convivenza pacifica si è avuta, ammonisce Spencer, è perché ebrei e cristiani hanno accettato, loro malgrado, il ruolo di cittadini di serie B. Pagando la jiza, la tassa imposta a tutti i non musulmani, e firmando trattati umilianti in cui acconsentivano, tra le tante cose, a dare un tetto e cibo per tre giorni agli islamici che si fossero presentati in chiesa "come ospiti". Oltre, s'intende, a non costruire nuove chiese, a non leggere la Torah e il Vangelo a voce alta e a subire le altre restrizioni alla libertà di culto valide tutt'ora in grandissima parte dell'islam.

Mito numero tre: l'islam rispetta le donne, anzi le onora. Corano alla mano, è vero il contrario: "L'uomo ha autorità sulle donne perché Dio ha fatto l'uno superiore all'altra" (4:34). Lo stesso Corano stabilisce che la testimonianza di una donna vale metà di quella di un uomo, così come mezza è la parte di eredità che le spetta rispetto al figlio maschio. Il (loro ndr) libro sacro stabilisce anche il diritto alla poligamia maschile e la possibilità per gli uomini di fare sesso con le schiave. E fu il profeta a stabilire il principio per cui non esiste stupro senza la testimonianza diretta di quattro uomini.

Mito numero quattro: il Corano vieta di uccidere. Proprio come la Bibbia, vero? Solo che non è così, giacchè il comandamento ("Il credente non deve uccidere il credente, se non per errore", 4:92) vale, appunto solo se la vittima è islamica; nulla di simile nel Corano protegge la vita dei "miscredenti". Quanto all'uccisione di donne e bambini di altre religioni, secondo la legge islamica vale il principio per cui essa è vietata "a meno che essi non stiano combattendo contro i musulmani". Il che, oggi, autorizza le stragi di civili in Israele, che infatti nessuna autorità islamica ha mai condannato, e ha dato l'alibi ai kamikaze di New York, Londra e Madrid.


Ce n'è anche (mito numero cinque) per chi, ditino alzato, ha "ricordato" a Silvio Berlusconi - il quale parlava (giustamente ndr) di "civiltà inferiore" - che l'islam produsse un enorme balzo avanti nelle scienze. Falso. "Il disegno architetturale delle moschee, ad esempio, motivo d'orgoglio tra i musulmani, fu copiato nella forma e nella struttura dalle chiese bizantine". L'astrolabio non fu un'invenzione di Avicenna e Averroè, ma esisteva ben prima di Maometto. Il concetto di zero, essenziale alla matematica, data ben prima dell'avvento dell'islam, e gli stessi "numeri arabi" sono originari dell'India pre-islamica, e assenti nel linguaggio arabo odierno.

L'elenco dei miti smontati è lungo, basti dire che la seconda metà del libro è dedicata alle Crociate, definite non un'aggressione dell'Europa al mondo islamico (o un primo saggio di imperialismo occidentale, come recita la vulgata terzomondista), ma "una risposta ritardata a secoli di aggressione musulmana". A questo punto, la domanda: visto che siamo davanti a fatti, e non ad opinioni, perché nessuno ha il coraggio di dire le cose come stanno? Perché l'Onu e i progressisti, a chi osa ricordarli, rispondono con l'accusa di islamofobia? Risponde Spenser: "In parte perché, secondo la visione semplicistica e riduttiva del mondo propria dell'establishment politicamente corretto, gli occidentali sono "bianchi" e i musulmani sono "scuri". E le popolazioni con la pelle scura, secondo il mito "politicamente corretto", non possono essere colpevoli di alcun atto illecito; sono vittime eterne".

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