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giovedì 29 aprile 2010

Impero bizantino

Impero bizantino

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Impero bizantino
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Impero 
bizantino - Bandiera


Impero 
bizantino - Stemma




Motto: "Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
(Sotto i Paleologi, 1259-1453)

Justinien 527-565.svg
Descrizione generale
Nome completo: Impero romano d'Oriente - Impero dei romani
Nome ufficiale: Pars Orientalis Imperii Romani (Χριστιανική Αυτοκρατορία της Ρωμαϊκής Ανατολής) - Basileia Rhōmaiōn (Βασιλεία των Ρωμαίων)
Lingue: latino (fino al 610), greco (dal 610)
Capitale: Costantinopoli
Altre capitali: Siracusa dal 663 al 669; Nicea dal 1204 al 1261
Dipendente da: Impero ottomano dal 1424 al 1453
Forma politica
Forma di governo: Dominato, Autocrazia
Imperator Caesar Augustus
Aυτοκράτωρ Kαîσαρ Aΰγουστος
-
Basileus
Bασιλεύς
:
Imperatori bizantini
Organi deliberativi: fino al 1204 senato di Costantinopoli (solo cerimoniale)
Nascita: 395 con Arcadio
Causa: Suddivisione dell'impero alla morte di Teodosio I
Fine: 1453 con Costantino XI Paleologo
Causa: Caduta di Costantinopoli
Territorio e popolazione
Bacino geografico: Mediterraneo orientale, Balcani, Anatolia
Territorio originale: Impero Romano
Province: Themata
Massima estensione: Spagna del sud, Baleari, Algeria orientale (parte costiera), Tunisia, Libia (costiera), Egitto, Israele, Libano, Siria (parte), Giordania (parte), Asia minore, Georgia (parte), Cipro, Balcani, Cherson, Illiria, Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica. nel VI secolo sotto Giustiniano I
Popolazione: 34.000.000 nel IV secolo
Economia
Moneta: solidus hyperpyron
Risorse: oro e marmo
Produzioni: tessuti (pregiati), sete e olive
Religione e Società
Religioni preminenti: Cristianesimo
Religione di stato: Cristianesimo sino al luglio 1054, poi cristianesimo ortodosso
Religioni minoritarie: monofisismo, cattolicesimo, ebraismo
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Evoluzione storica
Preceduto da:


Succeduto da:
Vexilloid of the Roman Empire.svg Impero romano

Ottoman Flag.svg Impero ottomano
Flag of Palaeologus Emperor.svg Despotato di Morea
Komnenos-Trebizond-Arms.svgImpero di Trebisonda
Impero bizantino è il nome con il quale gli studiosi moderni definiscono l'Impero romano d'Oriente, separatosi dalla parte occidentale dopo la morte di Teodosio I nel 395. Non c'è accordo fra gli storici sulla data in cui si dovrebbe cessare di utilizzare il termine "romano" per sostituirlo con il termine "bizantino". Le diverse impostazioni storiografiche condizionano anche la diversità di opinioni nella determinazione della datazione: il 476 (caduta dell'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augusto), ma anche il 395 (morte di Teodosio I), il 330 (fondazione di Costantinopoli da parte di Costantino I, mentre si cominciò a parlare di Impero d'Oriente dal 364), il 565 (morte di Giustiniano I e del sogno della Restauratio imperii).
La data prevalentemente accettata dal mondo accademico dell'inizio del "periodo bizantino" è tuttavia il 610, anno dell'ascesa al trono di Eraclio I, il quale modificò notevolmente la struttura dell'Impero, proclamò il greco lingua ufficiale in sostituzione del latino e assunse inoltre il titolo imperiale di basileus, al posto di quello di augustus usato fino a quel momento.
Resta comunque il fatto che per gli imperatori bizantini e per i propri sudditi il loro impero si identificò sempre con quello di Augusto e Costantino I dal momento che "romano" e "greco" fino al XVIII secolo furono sinonimi.
L'impero, dopo una lunga crisi, cessò di esistere nel 1453 (conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi ottomani guidati da Maometto II). Nato il 17 gennaio 395 e caduto il 29 maggio 1453, quello bizantino è l'impero che è durato più a lungo nella storia, con 1058 anni da stato sovrano. Se lo si intende come parte dell'Impero romano, di cui fu unico e legittimo successore, durò dal 27 a.C. fino al 1453, portando il computo a 1480 anni.

Indice

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Denominazioni moderna e antica [modifica]

Il termine "bizantino", derivato da Bisanzio, l'antico nome della capitale imperiale Costantinopoli, non venne mai utilizzato durante tutta la durata dell'impero (395-1453): i bizantini si consideravano Ῥωμαίοι (Rhōmaioi, "romei", ovvero Romani in lingua greca), e chiamavano il loro stato Βασιλεία Ῥωμαίων (Basileia Rhōmaiōn, cioè "Regno dei Romani") o semplicemente Ῥωμανία (Rhōmania).
Fino al regno di Giustiniano I, nel VI secolo, si tentò ripetutamente di ricostituire l'antica unità dell'impero romano, sottraendo i territori occidentali ai successivi conquistatori. Il greco fu la lingua di cultura e d'uso, com'era stata da sempre nelle province orientali dell'impero romano. Il latino, piuttosto diffuso presso le classi alte di Costantinopoli fino almeno ad età marcianea (450-457), rimase comunque lingua ufficiale dell'Impero d'Oriente per oltre due secoli (Eraclio lo sostituì con il greco nel terzo decennio del VII secolo). Curiosamente, per lungo tempo fu considerato disdicevole riferirsi all'impero come "greco", poiché tale termine aveva l'accezione spregiativa di pagano.
Gli storici moderni occidentali preferiscono tuttavia utilizzare il termine "bizantino", al fine di non generare confusione con l'impero romano dell'epoca classica; questa dicitura fu introdotta nel 1557 dallo storico tedesco Hieronymus Wolf che in quell'anno diede alle stampe il libro Corpus Historiae By­zantinae. La pubblicazione nel 1648 di Byzantine du Louvre (Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae) e nel 1680 di Historia Byzantina, scritta da Du Cange, diffuse l'uso del termine "bizantino" tra gli autori francesi illuministi come Montesquieu.[1].
È interessante quindi notare che i bizantini chiamavano sé stessi "romani" anche se di lingua greca, e che gli stessi musulmani conquistandone i territori fondarono il sultanato di "Rum", mentre gli europei occidentali venivano definiti "latini" (dalla lingua usata). Per corruzione dall'arabo روم Rūm (attraverso le modifiche in Hrūm e quindi in sogdiano, una variante dell'iranico parlata in Sogdiana, Frōm) derivò il termine cinese Fulin (pinyin: 拂菻国, Fúlĭn Gúo, "Paese di Fulin"). Con questo termine, sebbene con varianti grafiche come 拂菻 e 拂临, le storie dinastiche cinesi definirono l'impero bizantino dal tempo degli annali della dinastia Wei, scritti dal 551 al 554, fino agli annali della dinastia Tang scritti nel 945.
Prima dell'introduzione del termine "bizantino", l'Impero veniva chiamato dagli europei occidentali Imperium Graecorum (Impero dei Greci). Gli europei occidentali consideravano il Sacro Romano Impero, e non l'Impero bizantino, erede dell'Impero romano; quando i re di Occidente volevano fare uso del termine Romano per riferisi agli imperatori bizantini, preferivano chiamarlo Imperator Romaniæ invece di Imperator Romanorum, un titolo che veniva attribuito a Carlo Magno e ai suoi successori.[2].

Cultura [modifica]

La divisione dell'impero romano alla morte di Teodosio I, l'impero romano d'Oriente in viola andò al proimogenito Arcadio, l'impero romano d'Occidente (in rosso) andrò al secondogenito Onorio.
Nel V secolo e nella prima metà del VI a Costantinopoli era ancora presente una cultura latina, derivata dalla corte imperiale, accanto a quella greca, propria delle parti orientali dell'impero ed erede dell'ellenismo. Il latino era utilizzato nella ricerca storica (basti pensare al celebre Iordanes) e dominava non solo in campo giuridico (Codice teodosiano e Codice giustinianeo), ma anche in campo linguistico: la monumentale grammatica latina redatta da Prisciano di Cesarea fu la più diffusa in Europa e in Asia, insieme a quella di Donato, durante tutta l'età medioevale.
Fin dagli ultimi decenni del V secolo tuttavia, e ancor più nel corso del secolo successivo, la lingua greca andò gradualmente acquistando una chiara preminenza su quella latina. Durante il regno di Eraclio I (610-641) la koinè greca si impose anche come lingua ufficiale dell'Impero, sostituendo definitivamente il latino. La trasformazione fu facilitata dalla definitiva perdita di gran parte dei territori non grecofoni (in particolare quelli di lingua copta, siriaca ed ebraica a seguito delle conquiste degli Arabi intorno al 650. Oltre ad essere lingua d'uso quotidiano da tempo, il greco divenne in tal modo anche l'idioma impiegato, in forma pressoché esclusiva, in Chiesa, in letteratura e nelle transazioni commerciali. Le vecchie province divennero altrettanti temi, i governatori stratioti e l'imperatore stesso venne indicato con il titolo greco di basileus, segno della ormai assoluta predominanza di tale lingua nell'impero.
Se alla vigilia dell'espansione araba del VII secolo l'impero d'Oriente era ancora uno Stato estremamente composito, con Greci, Valacchi (popolazione balcanica di lingua romanza), Armeni, Ebrei, Egizi, Siriani, Illiri, Traci, Slavi, dopo il 650 circa attenuò tale eterogenità culturale, pur mantenendo sempre un carattere multietnico (si diceva che nella sua capitale si parlassero tutte le settandue lingue del mondo). La civiltà greco-romana continuò ad irradiare da alcuni centri che erano stati già culla dell'ellenismo, ma altri importanti poli culturali, come Antiochia e Alessandria d'Egitto, vennero definitivamente persi. Costantinopoli continuò ad essere tuttavia, fino agli inizi del XIII secolo, il massimo emporio euroasiatico e la città di gran lunga più ricca e popolosa del suo tempo, custode dell'eredità culturale classica e orgogliosa di rappresentare un impero le cui istituzioni civili e i cui valori ideali informavano ancora di sé la storia dell'umanità.

Religione [modifica]

Fu da questa contrapposizione che nacquero i due grandi filoni romano e greco-ortodosso. La Chiesa greco-costantinopolitana, a differenza di quella romano-latina, non aveva margini per un'attività politica per la costante supervisione imperiale; ereditando la passione greca per le questioni filosofiche e teologiche, che non avevano un riflesso puramente accademico o dottrinale, ma si ripercuotevano costantemente nella vita. Inoltre il papa si era arrogato un documento (falso), la donazione di Costantino, e si era posto come erede dell'Impero romano d'Occidente, iniziando a impossessarsi direttamente del titolo imperiale o a concederlo ad altri sovrani tramite le cerimonie che appartenevano all'Imperatore.
Cronologia essenziale
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Origini [modifica]

La suddivisione dell'Impero romano in parti governate separatamente, iniziò con il sistema tetrarchico, creato alla fine del III secolo dall'imperatore Diocleziano, che divise l'impero in quattro parti, due delle quali affidate ai Cesari Galerio e Costanzo Cloro e le altre due affidate agli Augusti, Diocleziano e Massimiano. Tale prima suddivisione ebbe tuttavia finalità esclusivamente burocratiche, amministrative, o legate a una più razionale difesa delle frontiere. La tetrarchia ebbe termine quando nel 324 Costantino, figlio di Costanzo Cloro, riunificò nuovamente la carica imperiale nelle sue mani, dopo essere riuscito a sconfiggere Massenzio, figlio di Massimiano, presso ponte Milvio.
Il problema di assicurare la difesa dei confini rendeva tuttavia indispensabile che la corte imperiale si stabilisse in luoghi più vicini ad essi: a causa della sua posizione strategica, Costantino scelse l'antica città greca di Bisanzio per edificare una nuova capitale, la cui costruzione fu completata nel 330. Il nome ufficiale fu quello di "Nuova Roma", ma nell'uso successivo prevalse la denominazione popolare di Costantinopoli ("Città di Costantino"). Con l'editto di Milano del 313, che concedeva la libertà di culto ai cristiani, ed il forte appoggio dato da Costantino stesso alla nuova religione, l'Impero si trasformò rapidamente da pagano a cristiano; la stessa Costantinopoli fu da subito abbellita da stupende chiese.
Prima di morire (395) Teodosio I affidò le due metà dell'impero ai suoi due figli: ad Arcadio l'Oriente, con capitale Costantinopoli, e a Onorio l'Occidente. Le due parti dell'impero, mai più riunite, saranno conosciute come Impero romano d'Occidente e come Impero romano d'Oriente.
In teoria, secondo la concezione romana, più imperatori regnavano collegialmente, su un'entità, l'impero, che giuridicamente era comunque considerata come un'unica realtà. Tale era stata almeno, la "ratio" di tutte le suddivisioni, sia nel III che nel IV secolo. In pratica, dalla scomparsa di Teodosio in poi, i due imperi imboccarono dei cammini differenti e in taluni casi persino contrapposti.
Nel 476 Odoacre, re degli Eruli, depone l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto, e restituisce le insegne imperiali all'imperatore d'Oriente Zenone, in segno di sottomissione. Da tale momento l'Impero d'Oriente sarà l'unico a sopravvivere, considerandosi unico e legittimo erede dell'intero orbe romano.

Periodo iniziale [modifica]

La parte orientale del mondo romano (che successivame avrebbe conformato l'Impero romano d'Oriente) venne parzialmente risparmiata dalle difficoltà che visse quella occidentale nel III e IV secolo, grazie al suo maggior sviluppo economico e alla superiore ricchezza. La propria prosperità economica era dovuta, più che alle cospicue risorse agricole del territorio, anche e soprattutto a una più ampia diffusione dei commerci, i quali poggiavano su una fitta rete urbana. Pochi anni dopo la morte del grande Teodosio e la formazione di un'Impero propriamente orientale e di uno occidentale (395), si scatenarono le invasioni (V secolo). Queste ultime portarono rapidamente al collasso l'Impero Romano d'Occidente e causarono, attorno all'anno 400, danni e distruzioni in alcune zone dell'Impero d'Oriente (penisola balcanica) ad opera dei Visigoti, senza però intaccare l'unità territoriale dello Stato.

La caduta della Pars Occidentis [modifica]

Nel 476, anno della deposizione di Romolo Augusto, l'imperatore bizantino Zenone ricevette da Odoacre le insegne imperiali dell'Occidente, come riconoscimento esplicito della propria autorità sull'intero mondo romano. Tale atto di sottomissione ebbe soprattutto un valore simbolico e non fu il preludio di un'effettiva riunificazione dell'Impero. Agli imperatori bizantini bastava che i sovrani dei nuovi regni romano-barbarici riconoscessero la propria superiorità gerarchica e morale, disinteressandosi delle aree occidentali occupate dalle tribù germaniche, impoverite e ormai periferiche. Preferirono pertanto rafforzarsi nella zona orientale, spostando in tal modo di fatto il baricentro degli interessi economico-politici dell'Impero verso est. Talvolta gli imperatori facevano sentire ancora la propria presenza in Occidente con intrighi o mediante la concessione di prebende e onori ai capi barbari (conferendo titoli e cariche, elargizioni monetarie e talvolta anche dando loro in matrimonio principesse romano-orientali). Incuteva molto più timore, all'epoca, il pericolo costituito dal forte Impero persiano.[3]
L'imperatore aveva un'aura sacrale, che però differiva dalla divinizzazione della sua persona dell'epoca imperiale: egli era il vicario divino sulla Terra, typus Christi (simbolo vivente del Cristo) e garante della Chiesa (come quando presenziava ai concili ecumenici quali quelli di Nicea, di Efeso e di Calcedonia): la sua figura era una summa degli imperatori romani e dei re d'Oriente.[4]

Riconquista giustinianea [modifica]

Impero bizantino sotto Giustiniano I nel 550.
Durante il regno di Giustiniano I, salito al trono nel 527, si assistette all'ultimo concreto tentativo di riconquistare le regioni occidentali, per ristabilire l'unità dell'Impero romano (renovatio imperii). Tale tentativo fu coronato da un parziale, anche se effimero, successo. Sotto il comando dei generali Belisario prima e Narsete poi, i Bizantini riuscirono a riconquistare le province dell'Africa Settentrionale (530), parte della Spagna e, al termine della sanguinosissima guerra greco-gotica (535-557) combattuta contro gli Ostrogoti, l'intera Italia. L'Impero raggiunse in tal modo la sua massima espansione territoriale dall'epoca della definitiva divisione. Giustiniano fece aggiornare l'antico codice legale romano nel nuovo Corpus iuris civilis, anche se è da notare che queste nuove leggi erano ancora in massima parte scritte in latino, un linguaggio che stava diventando desueto e poco compreso al di fuori dell'ambito giuridico e della corte (all'epoca ancora bilingue). Si ritiene che anche alcuni redattori del nuovo codice avessero una conoscenza superficiale del latino. Sotto il regno di Giustiniano fu costruita la chiesa dedicata alla Sapienza di Dio o dell'Hagia Sophia, negli anni 530. Questa chiesa sarebbe diventata il centro della vita religiosa bizantina e della Chiesa ortodossa. Sempre di epoca giustinianea venne edificata la chiesa di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna, città roccaforte del potere romano-orientale in Italia. In questo clima di trionfo della religione cristiana (dopo aver compiuto nei due secoli precedenti la propria irresistibile ascesa e diffondendosi fra le masse), fu chiusa la quasi millenaria Scuola d'Atene. Molti fra i suoi docenti furono costretti a rifugiarsi in Persia. Gli ultimi filosofi pagani torneranno grazie alla "pace eterna" siglata da Giustiniano con Cosroe ma senza più esercitare.

L'impero sotto assedio [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Esarcato d'Italia, Esarcato d'Africa e Guerre longobardo-bizantine.
Nel 568, i Longobardi di Alboino conquistarono la maggior parte dell'Italia del Nord. Negli anni successivi gli Slavi occuparono gran parte dei Balcani, i visigoti cacciarono i bizantini dalla Spagna meridionale e i Persiani sasanidi attaccarono a più riprese l'impero pur non riuscendo a conquistare nulla.
Dopo la morte dell'imperatore bizantino Maurizio a opera di Foca, l'imperatore sasanide Cosroe II usò questo come pretesto per riconquistare la provincia Romana di Mesopotamia.[5] Foca, un re impopolare che viene spesso descritto da fonti bizantine come un "tiranno", fu bersaglio di numerose cospirazioni a opera del senato e venne alla fine deposto nel 610 da Eraclio che divenne il nuovo imperatore bizantino.[6] Il nuovo imperatore non riuscì tuttavia inizialmente a fermare l'avanzata Sasanide in Asia Minore; i Sasanidi occuparono Damasco e Gerusalemme[7] e si spinsero fino in Egitto (che conquistarono nel 621). Eraclio riuscì però a capovolgere le sorti del conflitto e i Sasanidi subirono una grossa sconfitta a Ninive nel 627, e nel 629 Eraclio firmò la pace con i Sasanidi, costringendoli a cedere ai bizantini tutti i territori da loro occupati nel corso della guerra.
Impero bizantino nel 650; quell'anno perse tutte le sue province meridionali, fatta eccezione per l' Esarcato di Cartagine
La guerra sfinì però sia i Bizantini che i Sasanidi, e li rese estremamente vulnerabili agli Arabi.[8] I Bizantini vennero sconfitti dagli arabi nella Battaglia di Yarmuk nel 636, e Ctesifonte cadde nel 634.[9] Siria e Palestina caddero presto in mano araba e l'Egitto venne annesso all'Impero arabo nel 642.
Gli Arabi, ora che controllavano la Siria e il Levante, fecero diverse incursioni e saccheggi in Anatolia, e tra il 674 e il 678 assediarono addirittura Costantinopoli. L'assedio non ebbe successo grazie all'uso del fuoco greco con cui i bizantini bruciavano le navi arabe e venne firmata una tregua di trent'anni con il califfato arabo.[10] Verso la fine del 600 gli arabi conquistarono anche l'esarcato di Cartagine.

Alto medioevo [modifica]

L'Impero bizantino quando Leone III salì al trono di Bisanzio nel 717.
Ciò che l'Impero perse in territorio, lo guadagnò in uniformità. Eraclio ellenizzò completamente l'Impero rendendo il greco la lingua ufficiale, e prendendo il titolo di Basileus ("Re") invece del vecchio termine romano Augustus. L'Impero era ora notevolmente differente nella religione, rispetto alle ex terre imperiali dell'Europa occidentale, anche se le province bizantine meridionali differivano significativamente da quelle settentrionali nella cultura e praticavano il cristianesimo monofisita (piuttosto che quello ortodosso). La perdita delle province meridionali in favore degli Arabi, rese più forte l'ortodossia nelle province rimanenti. Eraclio divise l'impero in un sistema di province militari chiamate themata per fronteggiare gli assalti permanenti, con la vita urbana che declinava al di fuori della capitale, mentre Costantinopoli continuava a crescere consolidando la sua posizione di città più grande (e civilizzata) del mondo. I tentativi arabi di conquistare Costantinopoli fallirono di fronte alla superiorità della marina bizantina e al suo monopolio di una tuttora misteriosa arma incendiaria, il fuoco greco. Dopo aver respinto gli iniziali assalti arabi, l'Impero iniziò un progressivo e parziale recupero delle sue posizioni.
L'VIII secolo fu dominato dalla controversia sull'iconoclastia. Le icone vennero bandite dall'Imperatore Leone III, portando alla rivolta gli iconoduli dell'Impero. Grazie agli sforzi dell'Imperatrice Irene, il Secondo Concilio di Nicea si riunì nel 787 e affermò che le icone potevano essere venerate ma non adorate. Irene tentò anche un matrimonio di alleanza con Carlo Magno, che avrebbe unito i due imperi, ma questi piani non giunsero a nulla. La controversia iconoclasta ritornò nel IX secolo, ma le icone vennero ripristinate nell'843. Queste controversie non aiutarono le relazioni, che andavano disgregandosi, con la Chiesa Cattolica Romana e il Sacro Romano Impero, che stavano iniziando a guadagnare da soli più potere.

Epoca d'oro [modifica]

L'Impero bizantino sotto Basilio II nel 1025
L'Impero raggiunse un periodo di grande splendore sotto gli imperatori macedoni, tra la fine del IX e l'inizio dell'XI secolo. Durante questi anni l'Impero resistette alla pressione della Chiesa Romana per rimuovere il Patriarca Fozio e guadagnò il controllo del Mare Adriatico, parte dell'Italia e molti dei territori in mano ai Bulgari. Questi vennero completamente sconfitti da Basilio II nel 1018. Nella campagna contro di essi, Basilio II si guadagnò il soprannome di Bulgaroctono, che significa "sterminatore di bulgari". L'Impero si guadagnò anche un nuovo alleato (ma talvolta anche un nemico) nel nuovo stato russo di Kiev, dal quale l'Impero ricevette un'importante forza mercenaria, la Guardia Variaga.
Come Roma in precedenza, Bisanzio presto cadde in un periodo di difficoltà, causate in gran parte dalla crescita dell'aristocrazia terriera, che minò il sistema dei themata. Fronteggiando i suoi vecchi nemici, il Sacro Romano Impero e il Califfato abbaside, avrebbe potuto riprendersi, ma nello stesso tempo nuovi invasori apparvero sulla scena, che avevano pochi motivi per rispettare la sua reputazione - i Normanni, che conquistarono l'Italia, e i turchi Selgiuchidi, che erano principalmente interessati nello sconfiggere l'Egitto, ma compirono comunque delle mosse in Asia Minore, la principale area di reclutamento delle armate bizantine. Con la sconfitta a Manzikert dell'Imperatore Romano IV nel 1071 da parte di Alp Arslan, Sultano dei Selgiuchidi, molte di quelle province furono perse. La divisione finale tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa avvenne anch'essa in questo periodo, con la loro mutua scomunica nel 1054.

Fine dell'Impero [modifica]

L'Impero bizantino sotto Manuele I nel 1180
La frammentazione dell'impero bizantino dopo il 1204: l'impero latino (rosso), l'impero di Nicea (blu), l'impero di Trebisonda (viola) e il despotato d'Epiro (verde scuro); i confini sono molto incerti, in più è anche rappresentato l'impero bulgaro (verde chiaro).
L'Impero bizantino nel XV secolo
L'Impero bizantino nella metà del XV secolo.
Gli ultimi secoli della vita bizantina cominciarono con un usurpatore, Alessio Comneno, che iniziò a ristabilire un esercito sulla base di diritti feudali (pronoia) e ottenne successi significativi contro i Turchi selgiuchidi. La sua richiesta di aiuto all'occidente contro l'avanzata di questi ultimi portò alla Prima Crociata, che lo aiutò a reclamare Nicea ma lo allontanò dal supporto imperiale. Le successive Crociate divennero sempre più antagoniste. Anche se il nipote di Alessio, Manuele I Comneno, era un amico dei crociati, nessuna delle due parti poteva dimenticare che l'altra l'aveva scomunicata, e i Bizantini erano molto sospettosi delle intenzioni dei Crociati cristiani che attraversavano di continuo il loro territorio. I tedeschi del Sacro Romano Impero e i Normanni di Sicilia e Italia continuarono ad attaccare l'impero nell'XI e XII secolo. Le città stato italiane, cui erano garantiti diritti commerciali nella Costantinopoli di Alessio, divennero oggetto di sentimenti anti-occidentali, additate come esempio evidente di "Franchi" occidentali o "Latini". I Veneziani erano particolarmente malvisti, anche se le loro navi erano la base della marina bizantina. In aggiunta alle preoccupazioni dell'Impero, i Turchi selgiuchidi rimanevano una minaccia, sconfiggendo Manuele nella Battaglia di Myriokephalon nel 1176.
Federico Barbarossa tentò di conquistare l'Impero durante la Terza Crociata, ma fu la Quarta che ebbe gli effetti più devastanti sull'Impero. Anche se l'intento della crociata era di conquistare l'Egitto, sotto l'influenza dei Veneziani, la crociata espugnò Costantinopoli (sotto il comando del marchese del Monferrato) nel 1204. Come risultato venne fondato un regno feudale di breve durata, l'Impero Latino (vedi Battaglia di Adrianopoli), e il potere bizantino venne indebolito permanentemente.
Dall'Impero Latino scaturirono tre stati bizantini - Impero di Nicea, Epiro e Trebisonda. Il primo, controllato dalla dinastia dei Paleologi, riuscì a riconquistare Costantinopoli nel 1261 e sconfisse l'Epiro, rivitalizzando l'Impero ma dando troppa attenzione all'Europa quando le province asiatiche erano la preoccupazione principale.
Per un po' di tempo l'impero sopravvisse semplicemente perché Selgiuchidi, Tartari e persiani safavidi erano troppo divisi per poter attaccare, però alla fine i Turchi ottomani invasero tutti i possedimenti ad eccezione di alcune città portuali. Gli Ottomani (nucleo originario del futuro Impero ottomano) costituirono uno stato indipendente sostituendosi al Sultanato selgiuchide di Rūm (ormai declinante dopo la sconfitta nel 1243 per mano mongola nella battaglia di Köse Dağ) per merito di ʿOthmān I Ghāzī, figlio di Ertoğrul, il cui nome, a partire dal 1281, servirà a indicare la dinastia ottomana da lui fondata.
L'Impero si appellò all'occidente in cerca di aiuto, però i diversi stati europei posero come condizione la riunificazione della Chiesa cattolica e di quella Ortodossa. L'unità delle Chiese fu considerata, e occasionalmente imposta legalmente, eppure i cristiani ortodossi non accettarono il Cattolicesimo romano. Alcuni combattenti occidentali arrivarono in aiuto di Bisanzio, ma molti preferirono lasciar l'Impero soccombere, e non fecero niente quando gli Ottomani conquistarono i territori rimanenti. La salvezza momentanea di Costantinopoli fu l'arrivo dei Timuridi guidati da Tamerlano, che nella battaglia di Ancyra sconfissero pesantemente gli Ottomani.
Costantinopoli fu in principio risparmiata grazie alle sue possenti difese, però, con l'avvento dei cannoni, le mura (che, tranne durante la Quarta Crociata, furono impenetrabili per oltre 1000 anni) ora non offrivano più una protezione adeguata di fronte alla nuova tecnologia. La caduta di Costantinopoli alla fine arrivò martedì 29 maggio 1453, dopo un assedio di due mesi comandato da Maometto II. Costantino XI Paleologo, nonostante gli fosse stato consigliato di fuggire in Morea volle restare nella città fondata dall'omonimo Imperatore romano Costantino il Grande e fu visto per l'ultima volta quando entrava in un combattimento contro i giannizzeri ottomani, che avanzavano pericolosamente, presumibilmente perdendo oltre all'Impero la vita sul campo. Maometto II conquistò anche Mistra nel 1460 e Trebisonda, ponendo così fine allo stato greco.

L'eredità bizantina [modifica]

L'Impero bizantino giocò un ruolo importante nella trasmissione della conoscenza classica al mondo islamico. La sua influenza più duratura, comunque, rimane la sua Chiesa. Il lavoro dei primi missionari bizantini diffuse la cristianità ortodossa tra le varie popolazioni slave, ed è ancora predominante tra queste e tra i greci. Le date di inizio e fine dell'indipendenza della capitale, 395 e 1453, vennero originariamente usate per definire i limiti temporali del medioevo.
La vicenda dell'Impero della città del Bosforo, lungi dall'essere un evento lontano e dimenticato appare come importante chiave di lettura dell'attualità.
I membri della guardia presidenziale greca portano una gonna con 400 pieghe, simbolo dei 400 anni di sottomissione turca del territorio greco iniziati proprio con la caduta di Costantinopoli; l'entrata in Europa della Turchia, di cui fa parte tutt'ora Istanbul, è argomento di dibattito sui quotidiani; la frattura fra le chiese ortodosse e quella romana rimane una questione aperta e il Patriarca di Costantinopoli resta tutt'ora il "primo fra pari" della Chiesa ortodossa orientale ed è riconosciuto come unico patriarca di Costantinopoli anche dalla Chiesa cattolica, come ai tempi dell'Impero, nonostante la difficile realtà delle antichissime comunità cristiane del Medio Oriente.

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