Cerca nel blog

venerdì 30 aprile 2010

Stampa meno libera in tutto il mondo di Stefano Magni

La libertà di stampa arretra in Iran e in tutta l’ex Unione Sovietica. Questo fenomeno è abbastanza evidente, ma viene nuovamente evidenziato, indici alla mano, dall’ultimo rapporto di Freedom House, il centro studi indipendente di Washington che monitora la libertà individuale nel mondo. Freedom House era diventato un think tank molto ascoltato ai tempi di George W. Bush, quando l’esportazione della democrazia era al centro della politica estera americana. Ora i fondi per tutti gli istituti per la promozione della democrazia nel mondo, dagli Usa all’Egitto, sono stati tagliati dalla nuova amministrazione Obama, a riprova del suo nuovo corso. Benché un democratico “doc” come l’ex vicepresidente Al Gore rilasci interviste a Roma sull’importanza della libertà di stampa, Freedom House non fa a meno di notare che la politica estera americana, dal gennaio 2009 ad oggi, non ha provocato delle conseguenze molto positive nel resto del mondo. Le dittature, con cui Obama vuole più dialogo, sono rafforzate. Non che prima il trend fosse migliore: il 2009 è l’ottavo anno di fila in cui si registra un declino complessivo della libertà di stampa. La possibilità di pubblicare senza censure le proprie idee è uno dei principali diritti civili. La sua misura, da parte di Freedom House, permette di capire il grado di repressione in un Paese e di fare previsioni. In Venezuela, per esempio, la libertà di stampa fu la prima ad essere repressa, assieme a quella economica: furono i sintomi di quella che sarebbe diventata la dittatura di Hugo Chavez. Ora il regresso peggiore lo si registra nell’area ex sovietica, in particolar modo in Russia (nonostante le promesse di Medvedev per un maggior rispetto dei diritti civili), Bielorussia (nonostante le promesse di Lukashenka per una riforma democratica), Uzbekistan e Turkmenistan. In questi ultimi tre Paesi ex sovietici, i media indipendenti sono valutati come “non esistenti” o “appena in grado di operare”. Il che vuol dire: Stati totalitari che controllano l’intera informazione della loro società. Tutte le repubbliche ex sovietiche sono classificate come “non libere”, con le uniche eccezioni di Estonia, Lettonia e Lituania (fra i membri più liberali dell’Ue) e di Ucraina e Georgia, che quest’anno sono inserite nella lista dei “parzialmente liberi”. L’Ucraina, però, è pronta a peggiorare, perché il nuovo presidente Yanukovich, insediatosi da poco, è l’erede designato da Kuchma, l’ex capo di Stato post-sovietico divenuto tragicamente celebre in tutto il mondo per l’assassinio del giornalista Gongadze. Che l’Iran appaia in fondo all’indice della libertà di stampa non è una novità. Da 30 anni, regolarmente, Freedom House lo inserisce tra i Paesi non liberi. Ma quest’anno ha battuto un vero record: mai come nel 2009 la stampa iraniana è stata così “non libera”, è il punteggio storicamente più basso registrato nella Repubblica Islamica.

Nessun commento:

Posta un commento