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giovedì 29 aprile 2010

La carestia di Holodomor

Holodomor (in lingua ucraina Голодомор) fu la terribile carestia che colpì l'Ucraina sovietica tra il 1932 e il 1933. Si tratta della più grave catastrofe che si sia mai abbattuta sulla nazione ucraina durante la storia moderna, visto che essa significò la morte di diversi milioni di persone (le stime sono molto discordanti tra loro). Secondo diversi storici e lo stesso governo ucraino, la carestia è stata causata intenzionalmente dalla politica del dittatore sovietico Stalin, tanto da poter essere considerata un vero e proprio genocidio.
Il termine Holodomor deriva dall'espressione ucraina moryty holodom (Морити голодом), che significa "infliggere la morte attraverso la fame". In Ucraina, il giorno ufficiale di commemorazione dell'Holodomor è il quarto sabato di novembre.
Se è vero che la carestia che interessò l'Ucraina fu parte di un più ampio fenomeno che si manifestò in altre regioni sovietiche, il termine "Holodomor" si applica esclusivamente a quanto accadde nei territori abitati da genti di etnia ucraina. Proprio per questo motivo, l'Holodomor è anche noto come "il genocidio ucraino" o "l'olocausto ucraino", espressione usata con l'implicazione che la carestia sia stata appositamente pianificata dalle autorità sovietiche per distruggere la nazione ucraina come entità politica e sociale. Mentre gli storici sono ancora divisi sul fatto di considerare l'Holodomor un genocidio (sulla base della definizione legale di genocidio fornita dalla Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio), diversi Stati (non c'è unanimità secondo le fonti [1]) lo hanno riconosciuto come tale. Il Parlamento Europeo lo ha riconosciuto crimine contro l'umanità [2].

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Cause ed effetti [modifica]

Nei primi anni venti, quando l'Unione Sovietica aveva bisogno di guadagnare la simpatia delle altre nazioni al neonato stato comunista, l'Ucraina godette di un breve revival della sua cultura nazionale sotto la politica nazionalista nota come korenizacija, che promuoveva l'inserimento dei rappresentanti dei singoli stati dell'Unione nel governo e nella burocrazia locale, così come nella piccola élite del Partito comunista. Questo periodo ebbe fine fin troppo presto, rimpiazzato dalla Russificazione, causando quindi gravi conflitti sociali, culturali e politici nei territori ucraini.

Collettivizzazione [modifica]

I passanti non prestano più attenzione ai cadaveri dei contadini denutriti nelle strade di Kharkiv, 1933.
Allo stesso tempo fu introdotta la collettivizzazione dell'agricoltura, che in Ucraina ebbe effetti più pesanti che altrove, poiché il Paese aveva una lunga tradizione di fattorie possedute individualmente, a differenza della maggior parte delle fattorie russe, che era di proprietà comune (anche se non collettiva)[3].
Contrariamente alle aspettative dei bolscevichi, la collettivizzazione fu alquanto impopolare tra la popolazione rurale. Fintanto che essa fu volontaria, infatti, pochi vi aderirono; il regime iniziò quindi a porre pressioni sui contadini e, per accelerare il processo, decine di migliaia di funzionari furono inviati in campagna tra il 1929 e il 1930. Contemporaneamente "venticinquemila" lavoratori dell'industria, perlopiù devoti bolscevichi, furono inviati dalle città nelle campagne per aiutare a condurre le fattorie. Essi inoltre dovevano combattere le forme di resistenza attiva e passiva alla collettivizzazione, lotta che fu eufemisticamente denominata "dekulakizzazione": arrestando i kulaki — termine peggiorativo col quale erano designati i fattori che si supponeva si opponessero al regime e trattenessero il grano — e deportando forzatamente le loro famiglie nei gulag siberiani. In effetti il termine kulak fu applicato a chiunque resistesse alla collettivizzazione. Ci sono documenti che provano che circa 300.000 ucraini ne subirono le conseguenze nel 1930-31.[4].
La politica sovietica diede prova di danneggiare il rendimento dell'agricoltura ovunque, ma poiché l'Ucraina era l'area più produttiva (agli inizi del XX secolo oltre il 50% della farina della Russia imperiale era prodotto in quella nazione), lì gli effetti furono particolarmente drammatici. Malgrado la riduzione del rendimento, le autorità sovietiche richiesero un sostanziale incremento del raccolto nel 1932, portandolo ad un obiettivo irrealizzabile [5]. Il 7 agosto 1932 il governo di Mosca varò un decreto che imponeva la pena di morte per il furto di una proprietà pubblica,[6][7] includendo anche l'appropriarsi da parte di un contadino di grano per uso personale. A settembre il Politburo approvò delle misure che riducevano la pena a dieci anni di detenzione per i casi meno gravi, limitando la pena di morte ai casi di furti sistematici di cibo.[4]
Magrado ciò alla fine di ottobre Mosca ricevette soltanto il 39% del grano richiesto. Quando divenne chiaro che la spedizione di grano non avrebbe raggiunto le aspettative del governo, la riduzione del rendimento agricolo fu imputata ai kulaki, ai nazionalisti e ai "Petluravisti". Secondo un rapporto del capo della Corte Suprema, per la metà di gennaio 1933 oltre 103.000 persone erano state condannate in base al decreto del 7 agosto; di queste 4.880 furono sentenze capitali, 26.086 condanne a dieci anni di prigione. Le condanne a morte colpirono principalmente i kulaki; la maggior parte delle condanne a dieci anni riguardarono i contadini che non lo erano.[4]

Repressione [modifica]

Una speciale commissione capeggiata da Vjačeslav Molotov fu inviata in Ucraina per soddisfare le richieste di grano.[8] Il 9 novembre un decreto segreto ordinò alla polizia bolscevica e alle forze di repressione di aumentare la loro "efficacia". Molotov ordinò anche di non lasciare grano nei villaggi ucraini e confiscare anche barbabietole, patate, verdure ed ogni tipo di cibo. Il 6 dicembre furono imposte le seguenti sanzioni ai villaggi ucraini: divieto di conservare nei villaggi alcun bene o cibo, il cibo o il grano trovato sarebbe stato requisito, divieto di commerciare e confisca di tutte le risorse finanziarie.[9] Frequentemente delle "brigate d'assalto" effettuavano delle incursioni nelle fattorie per portar via il grano raccolto, senza tener conto se i contadini avessero cibo sufficiente per nutrirsi o se conservavano sementi per la semina successiva. Tutto ciò, combinato col divieto di commercio e la quarantena armata imposta dalle truppe dell'NKVD ai confini dell'Ucraina, trasformò il paese in un gigantesco campo di sterminio.

Carestia [modifica]

La carestia colpì soprattutto la popolazione rurale. A paragone della precedente carestia russa del 1921-1923, causata dalla concomitanza delle requisizioni e della siccità, e della successiva del 1947, la carestia del 1932-1933 in Ucraina non fu causata da un collasso infrastrutturale, né dalla guerra, ma fu un deliberato atto politico e una decisione amministrativa (vedi ad esempio [1]).
Il risultato fu disastroso. In pochi mesi la campagna ucraina, una delle più fertili regioni al mondo, fu lo scenario nel quale imperversò una terribile carestia. Il governo sovietico negò gli iniziali rapporti sull'evento e impedì ai giornalisti stranieri di viaggiare nella regione. Alcuni autori affermano [4] che "il Politburo e i comitati del Partito regionale insistettero che azioni immediate e decisive fossero prese contro la carestia così che gli "agricoltori coscienziosi" non avessero a soffrire, mentre i comitati di Partito dei singoli distretti dovevano essere istruiti affinché fornissero latte ad ogni bambino e decretassero che chiunque mancasse di mobilitare le risorse per sfamare o ospitare le vittime della carestia fosse perseguito".
La realtà fu drammaticamente differente secondo il racconto di migliaia di testimoni oculari. Le masse di bambini in fuga dalle campagne furono arrestate e deportate nei "collettori" e negli orfanotrofi, dove morirono presto di malnutrizione. Il regime sovietico tentò, ad un certo livello, di limitare gli effetti della carestia, autorizzando l'utilizzo di un totale di 320.000 tonnellate di grano come cibo. Le esportazioni di grano continuarono nel 1932-33, tuttavia, anche se a un livello significativamente inferiore agli anni precedenti.
Mappa di distribuzione della mortalità.
Per prevenire il diffondersi di informazioni sulla carestia furono proibiti viaggi dal Don, dall'Ucraina, dal Caucaso settentrionale e dal Kuban con le direttive del 22 gennaio 1933 (firmate da Molotov e Stalin) e del 23 gennaio (direttiva congiunta del Comitato Centrale del Partito e del Sovnarkom). Le direttive affermavano che i viaggi "per il pane" da queste aree erano organizzati da nemici dell'Unione Sovietica con lo scopo di fomentare agitazioni nelle aree settentrionali dell'URSS contro le fattorie collettive; pertanto i biglietti ferroviari dovevano essere venduti soltanto dietro permesso dei comitati esecutivi (ispolkom) e coloro diretti a nord dovevano essere arrestati. Ciò contribuì ad aggravare il disastro.
Nel frattempo Stalin stava anche centralizzando il potere politico in Ucraina. Nel gennaio del 1933, in seguito alle lamentele da parte del Partito riguardanti i disastrosi effetti della collettivizzazione forzosa, egli mandò Pavel Postyshev in Ucraina come vicesegretario, insieme a migliaia di funzionari russi. Postyshev eliminò tutti i funzionari ucraini contrari alla collettivizzazione o che avevano supportato l'ucrainizzazione degli anni '20, sebbene alcuni sopravvissero, inclusi Stanislav Kosior e Vlas Chubar.
Le scorte di grano, limitate per dare un minimo sollievo alla carestia, erano ridotte per la semina del 1933, ma grazie alle condizioni climatiche dell'anno la mietitura del 1932-33 fu adeguata ad evitare il protrarsi della carestia. Nella primavera del 1933 le requisizioni di grano furono ulteriormente incrementate perché le città si trovavano in difficoltà. Allo stesso tempo continuavano le esportazioni, sebbene ad un livello ridotto. Le esportazioni erano viste come necessarie dal governo sovietico per ottenere valuta pregiata per rafforzare l'industrializzazione. La popolazione rispose a questa situazione con un'intensa resistenza politica, che però non divenne mai organizzata su vasta scala, anche per la bassa densità della popolazione rurale dell'Ucraina. Inoltre le autorità sovietiche risposero aspramente ai segni di dissenso, spesso deportando intere comunità.

Stime delle vittime [modifica]

Il congresso Canadese-Ucraino del 2005 riconobbe l'Holodomor come genocidio di oltre 7 milioni di persone.
Mentre il corso degli eventi, così come le cause sottostanti, può essere tuttora oggetto di dibattito, nessuno nega il fatto che milioni di persone morirono d'inedia, o comunque non di cause naturali, fra il 1932 e il 1933. L'Unione Sovietica ha negato a lungo che ci sia mai stata una carestia e gli archivi dell'NKVD (e più tardi del KGB) relativi all'Holodomor sono stati aperti con riluttanza.
Oggi il numero di vittime riconosciuto ufficialmente è di 7 milioni [10]. Il ministro degli esteri ucraino dichiarò alla 61a assemblea delle Nazioni Unite che le vittime furono tra i 7 ed i 10 milioni.
Ricerche indipendenti stimano le vittime tra 1,5 [4] e 10 milioni. Secondo Stanislav Kulchytsky, moderni metodi di calcolo indicano una cifra compresa tra 3 e 3,5 milioni di morti.[11][12].
Il numero esatto di vittime rimane sconosciuto e probabilmente non sarà mai noto.

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