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lunedì 12 aprile 2010

LE PROVE DELLA VERIDICITA’ DELLA SINDONE (PARTE 1 DI 4)

PRIMA PROVA: CON LA STATISTICA: Il nostro studio, basato su calcoli statistici e matematici, dimostra senza alcun dubbio che la datazione del carbonio 14 effettuata nel 1988 sulla Sindone non era attendibile e l’esperimento si sarebbe dovuto ripetere». Lo dichiara al Giornale il professor Giulio Fanti, professore di Misure meccaniche e termiche all’università di Padova, autore di numerosi libri e ricerche dedicate al lenzuolo funebre esposto in questi giorni a Torino. Fanti, insieme ad altri tre colleghi - Marco Riani dell’università di Parma, Fabio Crosilla dell’università di Udine e Anthony C. Atkinson della London School of Economics - ha appena firmato un articolo su Sis Magazine, la rivista oline della Società italiana di statistica (www.sis-statistica.it/magazine) nel quale si dimostra l’inaffidabilità dei risultati prodotti dai tre laboratori di Zurigo, Oxford e Tucson, che nel 1988 giunsero a datare con la tecnica del radiocarbonio dei campioni di Sindone prelevati da un angolo del telo di lino, stabilendo che esso risaliva a un’età compresa tra il 1260 e il 1390. Un risultato che contrasta con molte altre prove, indizi, evidenze, dalle quali invece si evince che il lenzuolo ha avvolto il cadavere di un uomo crocifisso dai romani nel primo secolo, in un modo perfettamente coincidente con la descrizione della Passione di Gesù contenuta nei Vangeli. Qualche anno fa, sempre il professor Fanti, aveva presentato un altro studio dedicato alle principali ipotesi sul telo sindonico, contemplando quella dell’autenticità e quella del falso medievale. «Dal risultato della ricerca statistica si deduce che la prima alternativa, quella dell’autenticità, è probabile al 99,99 per cento, mentre la seconda, quella della falsità, ha una probabilità su 18,6 miliardi».

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