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venerdì 30 aprile 2010

In India continuano i pogrom anti-cristiani di Stefano Magni

All’alba del XXI secolo, l’India è sempre meno democratica e laica. Le persecuzioni dei cristiani ad opera dei nazionalisti indù e delle autorità locali continuano senza sosta. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, un gruppo di fedeli nel Karnataka, uno stato nell’India Sudoccidentale, è stato aggredito da estremisti e poi è stato arrestato dalla polizia. Poco dopo, nei pressi di Mumbai, cuore economico dell’India, un sacerdote è stato assassinato. I due fatti non sono direttamente collegati, ma sono rivelatori del clima di intolleranza e violenza anti-cristiana nella “più grande democrazia del mondo”. L’episodio nel Karnataka è anche un esempio di connivenza della polizia con i nazionalisti. Il gruppo di fedeli vittime dell’aggressione aveva partecipato ad un evento organizzato da un movimento cristiano locale, il “Festival della Pace 2010”, a cui hanno partecipato circa 3000 persone, uomini, donne e bambini di tutte le caste. Forse infastidita da una presenza così massiccia di fedeli di un’altra fede, una banda armata di bastoni, costituita da una ventina di induisti affiliati al movimento nazionalista Bhajrang Dal, ha attaccato un gruppetto di 16 cristiani, fra cui donne e bambini, subito dopo la fine del festival. Li hanno picchiati, insultati e molestati, intonando canti e slogan anti-cristiani. Poi sono stati gli induisti stessi a chiamare la polizia. Che, arrivata sul posto, invece di fermare gli aggressori, ha arrestato le vittime. “Il ministro capo del Karnataka è il nostro padrone e nessuno può toccarci” hanno detto gli assalitori. E l’intervento della polizia a loro favore lo dimostrerebbe. Il piccolo pogrom è stato guidato da esponenti influenti del nazionalismo indiano. I cristiani arrestati, sono stati trattenuti in una caserma di Karkala per tutta la notte. Una volta liberati, donne e bambini erano in stato di shock. La stessa notte, un sacerdote 74enne, Peter Bombacha, è stato ucciso vicino alla casa del vescovo di Vasai, nei pressi di Mumbai. Non si conoscono ancora né il movente, né l’assassino, ma si sospetta un omicidio religioso. “Padre Peter era un sacerdote pieno di fede che serviva la Chiesa e la popolazione senza discriminazione di casta o di credo”, ha detto di lui, all’agenzia missionaria AsiaNews, il vescovo di Vasai Felix Machado. “Senza discriminazione di casta o di credo”: è probabilmente questo il movente del delitto. I nazionalisti indù proibiscono qualsiasi forma di proselitismo di altre religioni e difendono in modo intransigente la divisione della società in caste.

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